(di Paolo Danieli) Non c’è pace per la Lega. Dopo le fibrillazioni venete per il mancato 4° mandato di Zaia, adesso arriva il siluro di Bossi contro Salvini.
“Alla Lega serve un nuovo leader”
Il vecchio capo del Carroccio a Gemonio, dove abita in provincia di Varese, in occasione dei 40 anni dalla fondazione del ‘suo’ partito ha dichiarato senza tanti giri di parole: “Alla Lega serve un nuovo leader. Serve un nuovo leader che vada nella direzione dell’autonomia, che rimetta al centro la questione settentrionale. Se Giorgetti potrebbe sostituire Salvini? Giorgetti è uno bravo, ma non dico niente se no lo massacrano. Se la base non approva i programmi, non vai da nessuna parte. Diventa una bolla di sapone”.
Un vero attacco non solo alla segreteria Salvini, ma all’intera politica della Lega.
E poi: “La Lega all’inizio era un movimento più vicino al popolo, la Lega di 40 anni fa aveva una base popolare. Noi abbiamo cominciato dal Comune di Varese ma io domani a Varese per i festeggiamenti con Salvini non ci sarò”.
Umberto Bossi, 82 anni, malandato in salute, ma perfettamente lucido, non ha perso il suo carattere. E’ uno che non le manda a dire. E dopo un silenzio politico durato anni, ha scelto il quarantennale della Lega per tornare al centro della scena, buttando nel dibattito interno tutto il peso della sua leadership storica. E lo ha fatto prendendo posizione senza mezze misure contro Matteo Salvini e la sua linea politica.
Alla sua età e con il ruolo che ha di padre nobile, c’è da pensare che Bossi non lo abbia fatto per calcolo politico e che la sua uscita non faccia parte di un disegno più ampio per spodestare Salvini. Più facile pensare che la sua sia stata una sparata dettata dalla nostalgia della ‘sua’ Lega, federalista e, in un certo periodo, secessionista, innescata dalla ricorrenza.
Ma siccome in politica non si sa mai, e a pensar male, si fa peccato, ma di solito ci si azzecca, come diceva quel Belzebù cattolico di Andreotti, chi ci dice che l’uscita di Bossi non sia stata concordata con gli avversari interni di Salvini in vista del congresso federale che si terrà in autunno?
All’interno del partito sono stati finora tutti coperti. Zaia, individuato come un possibile leader alternativo anche in ragione della sua posizione più vicina alla linea autonomista e tradizionale della Lega che a quella di destra e nazionalista di Salvini, a parte qualche risposta pungente all’idea del segretario di mandarlo “in Europa”, non si era mai sbilanciato. E nemmeno Giorgetti, l’altro pezzo da 90 e titolare di uno dei più importanti ministeri. Entrambi sono particolarmente graditi all’establishment.
Bossi s’è ben guardato dal fare il nome di Giorgetti. Ma se l’idea è quella di sostituire Salvini, è probabile che nella testa del vecchio capo ci sia proprio lui, un ‘lumbard’, piuttosto che Zaia.
Verso il congresso
Quanto però Bossi pesi ancora nella Lega è tutto da vedere. L’apparato è saldamente in mano a Salvini. E sono in molti a ricordare che è stato proprio Salvini a tirar su la Lega, dopo che era sprofondata al 3,9%, facendola volare al 34,2%. Però oggi il ‘capitano’ è in difficoltà dopo il salasso di voti subito alle politiche.
All’origine l’errore dell’alleanza coi grillini nel 2018, oggi dimenticata. Ma è anche lo scivolamento a destra, dove ha superato la Meloni,dopo aver abbracciato il sovranismo nazionalista e messo da parte la causa del Nord, che è stata la ragione fondante della Lega. Da qui i malumori che serpeggiano nella base e che in vista del congresso potrebbero trovare una forma organizzata ed esprimere una candidatura alternativa. L’uscita di Bossi potrebbe essere l’inizio della battaglia congressuale.