Per tutti è “il 118”, dal numero di telefono che si chiama per richiedere soccorso quando c’è qualcuno che sta male o è ferito o in pericolo di vita. In realtà si chiama Suem, Servizio di Urgenza ed Emergenza Medica.
Quello di Verona è diretto dal dott. Adriano Valerio che questa mattina, assieme al coordinatore infermieristico, dott. Marco Manzini e al direttore sanitario, dott.ssa Matilde Carlucci, ha relazionato sull’attività di questo servizio, importantissimo per la sicurezza dei cittadini.
«Siamo molto veloci a intervenire- spiega Valerio- ma a volte, come nell’arresto cardiaco, sono determinanti i primi 3 minuti per evitare i danni cerebrali e salvare la vita. Perciò agganciare chi è presente, pur non una situazione emozionale difficile, tranquillizzarlo e spiegare quali manovre rianimatorie fare fin dall’inizio può essere determinante. Tutti possono farcela».
Sono le IPA-istruzioni pre arrivo impartite dalle 7 Centrali operative Suem del Veneto in vigore dal 2019. Si tratta di schede dettagliate con la sequenza di domande e istruzioni per accompagnare ogni fase dell’episodio, dalla più semplice alla più grave.
Ed è per queste che sono formati a fare gli infermieri della Centrale operativa che ricevono le chiamate di soccorso. I Lea, i livelli essenziali di assistenza, prescrivono che siano 18 i minuti che devono trascorrere al massimo fra la telefonata e l’arrivo sul posto dell’ambulanza. Il Suem di Verona in media arriva dopo 16 minuti, e questo è un dato positivo che va a merito della sua organizzazione.
Le urgenze che necessitano senza dubbio di questi interventi a distanza per interposta persona per guadagnare tempo sono l’arresto cardiaco, i sanguinamenti profusi, le ostruzioni delle vie respiratori e i parti.
«E proprio stanotte, verso le 4,- racconta il direttore del Suem- una signora italiana di 42 anni ha chiamato perché il bambino aveva deciso di venire al mondo. Anche se la signora si trovava nella sua casa di quartiere Catena, quindi vicina all’Ospedale di Borgo Trento, si trattava di un parto precipitoso per cui è stato necessario impartire al marito le istruzioni per le prime manovra da eseguire in attesa dell’arrivo dell’ambulanza. Una volta giunto sul luogo personale del 118, è nata una bella bambina.
Mamma e neonata sono state quindi trasportate all’Ospedale della Donna e del Bambino per i controlli di rito, ma stavano bene entrambe». In questo caso si è trattato di un’emergenza positiva, ma purtroppo per la maggior parte si tratta di casi nei quali è la vita ad essere in pericolo.
Sono centinaia i casi risolti positivamente al telefono in attesa che arrivi l’automedica o l’ambulanza.
Già nei primi 3 mesi di quest’anno il trend degli episodi mostra un netto incremento rispetto al 2023, con 296 casi assistiti telefonicamente contro i 1008 totali dell’anno scorso. I 296 da gennaio a marzo sono stati: 283 infarti, 9 parti (a casa o in macchina) e 4 soffocamenti. Nel 2023, invece, erano stati 926 infarti, 19 parti e 63 soffocamenti.
Dal prossimo 24 giugno, i nuovi sistemi tecnologici permetteranno agli operatori di attivare la video chiamata, in modo da constatare direttamente lo stato clinico del paziente e anche come elemento di maggiore rassicurazione per chi deve intervenire.
Inoltre, si sta ultimando il censimento dei defibrillatori automatici esterni per avere la garanzia del perfetto funzionamento. Attualmente ne sono registrati 561 nei luoghi pubblici e privati della provincia ma diventeranno molti di più e sono fondamentali visto che l’arresto cardiaco è una delle principali cause di morte in tutto il mondo. Mai come in questo caso, l’anello che sicuramente fa la differenza è rappresentato dal pronto intervento prestato dalla popolazione che interviene nei primi istanti.
Gli astanti possono contribuire in maniera significativa con le manovre di rianimazione cardiopolmonare e con l’applicazione di un defribillatore guidati dagli operatori del 118, che forniscono le istruzioni permettendo a tutti indipendentemente dalla preparazione di eseguire queste manovre salvavita.
Importante sapere, spiega il dott Valerio che «anche nel caso in cui le manovre non dovessero dare l’esito sperato si sta operando in uno stato di necessità, previsto espressamente dal Codice penale, e quindi chi le pratica non incorre in responsabilità. Si incorre piuttosto in una responsabilità penale quando non si interviene perché il Codice penale dice chiaramente che chiunque deve prestare soccorso».
«L’attivazione del protocollo IPA – conclude il direttore del Suem- prevede l’impiego di 2 operatori, chi invia il mezzo per abbattere ancora di più tempi e chi mantiene al telefono la persona con le istruzioni operative. Potrebbe intervenire anche un terzo operatore se ci fosse necessità di elisoccorso con il passaggio di coordinate per il pilota.
E’ importante vedere come stia diventando sempre più frequente essere proprio in contatto con i nostri operatori fino all’arrivo del mezzo. Per il Suem 118, la presa in carico del paziente comincia con la chiamata, si mantiene anche durante la chiamata finché fisicamente arriva un’ambulanza. Ma continua anche dopo con il ricovero, il nostro lavoro non finisce con il trasporto perché il soccorso è un unicum fra territorio e ospedale».