(di Gianni Schicchi) Terzo appuntamento del ciclo Brahms al Filarmonico con una nuova prestigiosa accoppiata di artisti partecipanti: il pianista veneziano Pietro De Maria ed il direttore tedesco Franz Schottky. L’appuntamento del penultimo concerto della stagione sinfonica della Fondazione Arena è così fissato per venerdì 3 (ore 20) e sabato 4 maggio (ore 17).
Nel programma di sala, il Secondo Concerto per pianoforte in si bemolle maggiore op. 83 e la Terza Sinfonia in fa maggiore op. 90 di Brahms. A distanza di più di vent’anni dal Primo Concerto, arriva il Secondo ed ultimo lavoro per pianoforte ed orchestra del compositore tedesco. Sconcertante un paragone tra i due lavori: in confronto con la lunga, complessa, travagliata gestazione del Primo, tutto appare qui incredibilmente semplice, facile e scorrevole.
Siamo nella primavera del 1881, al ritorno dai faticosi viaggi che portarono Brahms in Olanda, Ungheria ed Italia. Il compositore lasciò Vienna, com’era sua abitudine da anni, e scelse come ritiro la piccola cittadina di Pressbaum, a pochi chilometri dalla capitale. Fun qui nel conforto di una piacevole casetta, che terminò con insolita rapidità e compattezza la sua opera 83, In realtà trattandosi di un lavoro dalle dimensioni ragguardevoli, il Concerto era in incubazione da quasi tre anni.
Brahms e i suoi viaggi in Italia
Ể certo che Brahms se n’era occupato fin dal 1878, immediatamente dopo il ritorno dal primo viaggio in Italia, ma distratto dal Concerto per violino e dalla Sonata op. 78, lo aveva temporaneamente accantonato. Ritornò alla partitura dopo un nuovo viaggio in Italia, quando appunto si sistemò a Pressbaum. La data di conclusione del Concerto viene confermata dalla lettera scritta all’amico Herzogenberg del 7 luglio 1881 e sorprende che nella stessa Brahms citi per due volte l’aggettivo “piccolo”, quando invece si tratta di una delle opere più imponenti, più strutturate e sviluppaste che siano state da lui concepite.
La prima esecuzione pubblica avvenne a Budapest il 9 novembre 1881, con l’autore al pianoforte e la direzione di Alexander Erkel, Vivissimo il successo e il musicista dovette sostenere una tournée che durò dal novembre 1881 al febbraio 1882 per soddisfare le infinite richieste che gli giungevano da ogni parte dell’Europa. La Terza Sinfonia è invece il capolavoro del 1883. A due anni dalla Seconda, giunge questa Sinfonia, che non solo conclude un biennio contrassegnato da altri importanti opere di ampio respiro, ma sottolinea una svolta fondamentale nel linguaggio brahmsiano.
Il compositore da poco compiuti i cinquant’anni aveva deciso di trascorrere l’estate in Renania, a Wiesbaden, in compagnia di Hermine Spies, una giovane allieva che l’aveva conquistato cantando il suo Lied “Serenata inutile”. Con l’aiuto di amici aveva trovato una confortevole sistemazione nella campagna di Wiesbaden, dotata di un ampio studio al secondo piano: “Mi sono insediato – scrive all’amico Billroth – in un posto incredibile e si potrebbe pensare che abbia ereditato i gusti di Wagner, se si venisse a sapere che lo studio che occupo era l’atelier di un pittore, un ambiente decisamente singolare, altissimo, fresco, luminoso”.
Tutte queste “facilities”, l’ottima salute, la possibilità di compiere rigeneranti passeggiate, la presenza della cantante prediletta e la compagnia di amici affettuosi, furono elementi che procurarono al compositore un’insolita serenità. Così non appena giunto a Wiesbaden, Brahms si sentì nella giusta condizione di spirito per cercare i temi della nuova Sinfonia (col cuore, qualcuno dice, rivolto ad Hermine). Dopo pochi mesi (agosto 1883) ritenne concluso questo immenso capolavoro.
Il pianista Pietro De Maria si è diplomato al Conservatorio di Venezia sotto la guida di Gino Gorini e perfezionato con Maria Tipo al Conservatorio di Ginevra. Ha conquistato: il Premio della Critica al Concorso Ciajkowskij di Mosca nel 1990, ricevendo nello stesso anno anche il Primo Premio al Concorso Dino Ciani del Teatro alla Scala. Quattro anni dopo, l’affermazione al Geza Anda di Zurigo e nel 1997 la vittoria al Premio Mendelssohn di Amburgo.
Ể Accademico di Santa Cecilia e insegna al Mozarteum di Salisburgo e all’Accademia di Musica di Pinerolo. Il direttore Franz Schottky è dal 2000 il direttore principale, artistico e fondatore della Munich Kammerphilahrmonie da capo. Allievo del grande Sergiu Celebidache è direttore musicale dei Mὔnchner Phliharmoniker e docente ospite dell’Università di Shanghai e del Conservatorio di Praga. Ha debuttato al Filarmonico con l’Orchestra areniana nel 2014. Ritorna a Verona dopo 10 anni.