(di Gianni Schicchi) Quarto ed ultimo concerto del ciclo dedicato dalla Fondazione Arena all’integrale sinfonico di Brahms, venerdì 10 (ore 20) e sabato 11 (ore 17) con la partecipazione di una pianista di fama internazionale come Lilya Zilberstein. Moscovita di nascita, ma tedesca di elezione, la famosa interprete si fece conoscere dalle nostre parti quando nel 1986 vinse il Concorso Busoni di Bolzano e due anni dopo quando le fu conferito a Siena, il Premio Internazionale dell’Accademia Musicale Chigiana. Dal 2011 è titolare della classe di pianoforte nella prestigiosa accademia senese e con lo stesso incarico alla MDW-Universitat fur Musik und darstellende Kunst di Vienna.
Suona ed incide con famosi direttori e complessi orchestrali, come Claudio Abbado e i Berliner Philharmoniker, tanto per citarne fra i più celebri e in numerosi festival internazionali. Tiene masterclass in tutto il mondo, suona da sola, con orchestra o in duo col collega violinista Maxim Vengerov. Nel 2009 ha festeggiato i suoi primi vent’anni di carriera con un lunghissimo tour assieme a Marta Argerich. La sua collaborazione con la famosa artista argentina dura tuttora. Ha debuttato anche con l’Orchestra Filarmonica e la direzione di Semyon Bychkov al Teatro alla Scala, dove si esibisce più volte. In questa occasione debutta pure al Teatro Filarmonico.
Lilya Zilberstein si esibirà nel Primo Concerto in re minore op, 15 di Brahms, opera lunga, complessa, piena di colpi di scena, tanta fu la sua gestazione. Non può esserne capita l’importanza se non conoscendo le incertezze, i dubbi, i rimaneggiamenti che ne accompagnarono la nascita. Bisogna risalire agli anni 1852-53, al tempo dell’amicizia con Schumann, quelli della sperimentazione, dei tormenti, delle attese frustranti (la Prima Sinfonia giungerà vent’anni dopo), fra il “verbo sacro beethoveniano” e la nuova parola lisztiana, per uscire da un impasse psicologicamente dannoso e cimentarsi in una Sonata per due pianoforti che fu abbandonata ben presto per tentarne una trasposizione in veste sinfonica.
La svolta decisiva, dopo averne orchestrato il primo tempo, successe quando il compositore ebbe l’intuizione di risolvere i conflitti teorici (il divario architettonico tra Sonata e Concerto) e i problemi tecnici connessi, trasformando la Sonata in un Concerto per pianoforte. Una scelta vincente, suggerita a Brahms come soluzione ideale che non sminuiva l’ampiezza sinfonica, il rilievo tematico, la densa elaborazione e insieme riservava al pianoforte un ruolo protagonistico. Ma altri problemi di orchestrazione, l’aver trasportato la Sonata in una scala più ampia e complessa, costrinsero l’autore ad altri mesi di duro lavoro.
La presentazione dell’op. 15 avvenne finalmente il 22 gennaio 1859 al Teatro Reale di Hannover, dove fu accolta “con composta benevolenza”. Solo nel 1865 a Karlsruhe, il Concerto ricevette il giusto apprezzamento.
Il quarto concerto comprenderà anche l’esecuzione della Sinfonia n° 4 in mi minore op. 98, opera invece compatta e concentrata, dove il senso di unità non si limita ai vari movimenti, ma la investe nel suo insieme. A dirigerla, il maestro tedesco Eckehard Stier, che nacque e crebbe musicalmente a Dresda, considerato uno dei direttori più interessanti del panorama musicale odierno, che già debuttò al Filarmonico lo scorso 2023, guidando il primo appuntamento della stagione sinfonica.
Come direttore ospite, Stier ha incontrato numerose orchestre di fama internazionale, a Dresda, San Francisco, San Diego, Londra, San Pietroburgo, Monaco, in Olanda, Australia, Nuova Zelanda, Giappone Recentemente è stato nominato anche primo direttore ospite del Teatro Massimo Bellini di Catania