(di Bulldog) C’è qualcosa di davvero importante nel marchio Chievo oggi assegnato alla FC Clivense (330mila€ incasseranno i liquidatori della vecchia società). Ed è il sogno di un calcio nuovo, di uno sport fatto da persone, pensato da persone innamorate dello sport, rivolto alle nuove generazioni. E’ un calcio che torna al suo popolo, che esce dai giochi di pochi, che non cerca il potere legato allo sport professionistico (un potere reale, fatto di scambi di favori, di opportunità, di liaison commerciali ecc), ma fa quadrato attorno ad una maglia.

Lo so che parlare di Chievo nella città dell’Hellas Verona, dove è obbligatorio l’amore per un solo sport e per una sola squadra, fa storcere il naso a tanti. Ma dobbiamo guardare oltre l’appartenenza. Il fatto che esista una public company, composta di 900 persone che hanno messo mano al portafoglio fidandosi sostanzialmente della passione e del sogno di due giocatori del “vecchio Chievo” è un bellissimo segnale per lo sport. Ed anche per Verona che dimostra che questa città è ancora capace di sognare in grande, che non cede al pessimismo, che sa fidarsi nonostante le tante stangate arrivate nel recente passato.

Novecento azionisti che anche questa settimana hanno risposto con entusiasmo all’invito di Sergio Pellissier ed Enzo Zanin di rifinanziare la Clivense per dotarla di quei mezzi per poter andare in asta.

Hanno vinto loro. Ha vinto lo sport. Hanno vinto cuore e passione. Certo, il calcio professionistico avrà sempre dei padroni: i grandi club avranno sempre dei tycoon al comando in cerca di visibilità e potere. E’ sempre stato così. Ma ora dovranno confrontarsi con un nuovo modello. E forse i tifosi, gli altri tifosi, impareranno che non è necessaria l’intermediazione del paron per avere la propria squadra del cuore.

Ecco perchè il Chievo Verona oggi nelle mani della FC Clivense è una grande notizia. Con la speranza che anche in altri sport – finora legati soltanto al mecenatismo di pochi – questo modello passi, e diventi la norma. L’azionariato popolare come antidoto a tanti mali dello sport professionistico e per costruire un vero progetto di lungo termine.