(di Stefano Cucco) Come attestato dal CMCC (Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici) l’area del Mediterraneo va caratterizzandosi sempre più per essere un “hotspot” del cambiamento climatico e del riscaldamento globale, con una temperatura marina fra i 28 ed i 30 gradi, cioè almeno 5 gradi più della norma, come si registra da mesi ed è il motivo, per cui da fine agosto 2022 si sono susseguiti eventi via via sempre più violenti: tra i più significativi, l’alluvione delle Marche, il ciclone Poppea, i tre Medicane tra gennaio e marzo 2023, le alluvioni in Emilia Romagna dello scorso maggio fino ad arrivare ai recenti “downburst” e chicchi di grandine delle dimensioni di palline da tennis.
“Le ripetute dichiarazioni di stato d’emergenza per evenienze ambientali sono doverose, anche se ristorano realmente solo il 10% dei danni subiti dalla popolazione, ma sono anche un’evidente sconfitta per la politica, che deve disegnare il futuro del Paese. Perciò affidiamo massima fiducia alla Premier, Giorgia Meloni, che si è impegnata in prima persona con il suo Governo nella definizione di un piano nazionale di prevenzione idrogeologica. Noi siamo pronti a collaborare”: a dichiararlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
“Quanto annunciato dalla Presidente del Consiglio costringerà finalmente a superare la politica delle mere affermazioni di principio, che accompagnano i disastri di origine naturale. I nostri Piani Invasi e per l’Efficientamento della Rete Idraulica sono a disposizione di un Paese sempre più minacciato dalla crisi climatica. Per questo c’è bisogno di un piano nazionale di manutenzione straordinaria del territorio, di nuove infrastrutture e di una forte accelerazione sull’ innovazione, che è nelle corde dei Consorzi di bonifica e del Paese”, aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI, commentando i dati del report settimanale, redatto dall’Osservatorio sulle Risorse Idriche.
Quasi tutte le regioni settentrionali stanno richiedendo lo stato d’emergenza per il maltempo che, oltre a danni per svariate decine di milioni di euro, ha provocato anche vittime umane: in Lombardia i venti hanno toccato i 108 chilometri orari a Milano e sono caduti, in poche ore, oltre 60 millimetri di pioggia sulla Brianza; in Piemonte, i pluviometri hanno registrato precipitazioni da 35 millimetri d’acqua in un’ora sul novarese; in Veneto, il territorio è stato colpito da violente grandinate; analoghe condizioni si sono verificate in Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e, in misura minore, sulla Liguria, dove è stato il vento a destare le maggiori preoccupazioni con raffiche superiori ai 100 chilometri all’ora.
Nell’Italia centro-meridionale è invece il caldo soffocante a provocare vittime e disagi, favorendo il propagarsi di incendi devastanti: temperature oltre i 40° sono state registrate ovunque con punte superiori ai 45 gradi in Sardegna (48°a Jerzu), in Calabria (46,6°a Bovalino Marina), in Puglia (46,1°a Grumo Appula), Sicilia (47,6°a Catania).
L’immagine dell’Italia di questi giorni, spezzata climaticamente in due, è la testimonianza di quanto affermato dal CMCC ed è in questo contesto che l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche fotografa una situazione idrica fortemente disomogenea.
Al Nord cala il livello del lago Maggiore (28,6% di riempimento), mentre crescono Lario, Lago di Garda e Sebino (questi ultimi due tornati sopra la media del periodo). In Veneto non si registrano sostanziali variazioni per i fiumi Adige, Piave, Brenta. Crescono, invece, Livenza e Bacchiglione.