(di Paolo Danieli) 136 miliardi per un Servizio sanitario che non garantisce più l’assistenza gratuita a tutti. La spesa per la salute è il 6,8% del Pil. La media europea è del 7,1%.

Quindi per avere un servizio ‘europeo’ di miliardi ne servono di più.

Visto che dobbiamo avere tutto di ‘europeo’ e che dobbiamo adeguarci alle normative europee, non si capisce perché ciò non dovrebbe avvenire per la cosa più importante che abbiamo: la salute.

servizio sanitario

La risposta, anche del governo attuale, è che di soldi non ce ne sono. 136 miliardi sono il massimo che si può destinare al servizio. Ma come? Si chiede il cittadino che per una visita deve stare mesi in lista d’attesa: non potete prendere quei miliardi che mancano per la salute, che è uno dei diritti e dei bisogni primari, da qualche altra voce di bilancio? La risposta è sempre quella: no. Di questo come dei governi precedenti.

Questo, in estrema sintesi, il punto a cui siamo arrivati. Eppure il servizio sanitario è ormai prossimo al collasso. Lo hanno capito tutti, specie quando per avere una prestazione del Ssn devono aspettare mesi e vanno a farla a pagamento nel privato. E allora che si fa?

Servizio Sanitario. Ci sono due possibilità:

La prima: continuare così. Far finta che vada tutto bene e che il nostro servizio sanitario sia tra i migliori del mondo. Il che, diciamocelo, ci ha anche inorgoglito. Ci affatto sentire, almeno in questo, superiori perfino agli States, dove al Pronto Soccorso la prima cosa che ti chiedono è la carta di credito. Mica succede così da noi! Il nostro sistema universalista è sicuramente il migliore, superiore a tutti. Dal punto di vista etico.

Ma se poi l’universalismo diventa solo teoria, ma è inapplicato? E’ come avere una Ferrari, ma non avere i soldi per fare benzina. A che cosa serve?

Logica allora vuole che si consideri l’altra strada. Quella di un sistema misto, pubblico-privato, che garantisca realmente a tutti l’assistenza sanitaria gratuita, partendo dalla presa d’atto che lo Stato da solo non ce la fa.

Questa problematica non è solo italiana. E’ emersa anche in altri paesi.

I sistemi sanitari sono in un permanente processo di evoluzione. E’allora inevitabile un cambio di atteggiamento sul problema sanità. Assodato che la strada di un congruo aumento delle risorse destinate alla sanità non è percorribile, bisogna smettere di insistere a sostenere il modello attuale che non è più sostenibile e individuarne uno alternativo. Fatto salvo il principio etico dell’universalismo che va comunque garantito.

La strada è quella di un sistema misto, pubblico-privato. D’altra parte oggi, nei fatti, è già così. Basta solo prenderne atto e integrarlo con le assicurazioni. Le possibilità sono diverse, con un ruolo diverso dello Stato nei rapporti fra fornitori di prestazioni, cittadini e assicurazioni. Ma la strada, se il governo non può recuperare risorse da altre parti, è questa. 

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