Sempre più lontano da Verona: anche quest’anno il Forum euro-asiatico organizzato da Antonio Fallico lascia la nostra città e si posiziona nel cuore dell’Eurasia, ma – soprattutto – nel cuore dell’area più saldamente alleata dalla Russia. Via dalle ritorsioni commerciali; via “dagli amici del governo nazista di Kiev”; via dai meloniani che hanno mantenuto l’Italia nel solco della Nato e via dalla richiesta di estradizione avanzata dalla Corte Penale internazionale per Vladimir Putin e i suoi sodali… E quindi non più Verona, ma l’affascinante ed evocativa Samarcanda, città-simbolo dell’Uzbekistan.

Il prossimo appuntamento dell’evento organizzato dall’Associazione Conoscere Eurasia di Antonio Fallico, che è presidente di Banca Intesa Russia (che sta chiudendo le attività) oltreché console onorario della Federazione Russa a Verona, è in agenda il 2 e il 3 novembre.

All’organizzazione della prossima edizione contribuisce anche il ministero per gli Investimenti, l’industria e il commercio dell’Uzbekistan.

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Samarcanda ovvero la “via della Seta” che la Meloni taglia

La scelta di Samarcanda – già l’anno scorso il summit si era tenuto a Baku, Azerbaijan- lascia intendere una svolta “filo-cinese” dell’Associazione Eurasia: la città un anno fa aveva ospitato il summit dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. In linea con gli sforzi della Cina di Xi Jinping, l’Organizzazione si sta allargando sempre più oltre l’Asia centrale verso Asia meridionale, Golfo e Nord Africa, quasi sul Mediterraneo.

Non a caso la diplomazia cinese aveva sottolineato come Samarcanda sia un’“antica città sulla Via della Seta”.

Sulla “via della Seta” lo strappo di Antonio Fallico con centrodestra di governo

E proprio la “via della Seta” o meglio – l’uscita dell’Italia da quegli accordi firmati dal governo Conte 1 – potrebbe generare un secondo strappo di Eurasia col governo di centrodestra italiano che non intende rinnovare quell’accordo entro la fine di quest’anno. Antonio Fallico potrebbe quindi perdere punti di contatto importanti con un’area politica (almeno la destra governativa mentre troverà ancora liaison importanti nell’ultradestra anti-meloniana) che nel recente passato si era ritrovata spesso sulle sue posizioni pro-Putin e pro-Cina. A Roma, ma soprattutto a Verona e nel Veneto.