(di Gianni Schicchi) Romeo e Giulietta è uno dei drammi shakespeariani più rappresentati e più adattati e riscritti. L’Estate Teatrale Veronese ne sa qualcosa per averne visto, in 75 anni di vita, almeno una decina di edizioni, quasi nessuna identica alle precedenti.
Ora il festival al Teatro Romano è tornato a riproporne una nuova versione, imperniata su giovani interpreti non professionisti, affidandola alle due (giovani anche loro) registe Silvia Masotti e Camilla Zorzi, reduci dalle loro esperienze teatrali a Verona[AM1] con le associazioni A.Li.Ve. e Mine Vaganti.
Con l’operazione, Romeo e Giulietta #generazionesacrificio le due hanno voluto chiaramente visionare la tragedia in una maniera tutto nuova, collocandola fuori da ogni convenzione, rivivendola nella sua complessità, nei suoi aspetti più inquieti, profondamente legati all’adolescenza, ben presenti nel testo di Shakespeare, ma non sempre messi in giusta evidenza.
Il loro nuovo racconto (il testo è integralmente quello del drammaturgo inglese, anche se ridotto rispetto all’originale di oltre quattro ore) non si limita perciò a presentare una meravigliosa storia d’amore che termina in tragedia, ma si trasforma in una disorientante riflessione politica: se una collettività viene educata all’odio, in una sorda guerra fratricida, non c’è speranza per il suo futuro.
E di conseguenza non c’è nemmeno speranza di amare chi si desidera, di seguire i propri desideri, di realizzarci come esseri umani.
La lotta fra Capuleti e Montecchi è presentata in scena come una guerra civile estenuante, di grande tensione, socialmente insostenibile, raffigurata poi dalla scenografia di Antonio Panzuto con un muro simile a quello tristemente noto di Berlino che per oltre 30 anni ha diviso oriente e occidente. Un muro che nella tragedia si innalza nuovamente con la presenza di due angeli – come nel “Cielo sopra Berlino” di Wim Wenders – che seguono e consigliano i giovanissimi Romeo e Giulietta per sostituirsi a essi nella seconda parte della tragedia, quando protagonista ineluttabile diventa la morte che spazza via con violenza l’eros vitale dei due amanti.
Nel gruppo di giovani interpreti vi è un solo attore adulto professionista, l’autorevole Giuseppe Sartori, come Principe di Verona a fungere pure da coro empatico e politico dei personaggi: aiuterà i ragazzi a riconsegnare la tragedia al pubblico come una riflessione lucida e amara su cosa succede se una città non investe sul proprio futuro e tutti i suoi figli non trovano altra soluzione che ammazzarsi fra loro. O suicidarsi.
Da due secoli la critica continua ad indagare sul disegno tragico di Shakespeare nel Romeo e Giulietta, sul suo linguaggio stilizzato, sulla mescolanza dei suoi molti elementi, sul tema dell’amore e della morte, sulla maturazione dei due giovani protagonisti, sull’uso della retorica del dramma, fino al ruolo del paradosso nella stessa tragedia.
Del vastissimo materiale drammaturgico di Romeo e Giulietta, Silvia Masotti e Camilla Zorzi hanno tratto sicuramente un inedito risultato che fa molto riflettere, col suo dare spessore ai rapporti tra giovani ed adulti, alle dinamiche tra coetanei, mantenendo la bellezza delle scene d’amore, l’ambiguità sessuale e l’obbrobrio degli insulti tra le bande rivali (“importante è non farsi mettere sotto”), vigorosi ed efficaci quanto il versante più lirico della tragedia.
Nella prima parte dello spettacolo, dal prologo alla morte di Mercuzio e Tebaldo, i tagli effettuati al testo sono meno cospicui, ma si fanno consistenti invece nella seconda parte, dal momento in cui la morte entra esplicitamente nella trama e la scena si svuota della sua dimensione collettiva.
Il materiale linguistico diventa più spietato e nel finale viene dato spazio anche ad un ultimo grido di dolore, utilizzando le parole disperate della drammaturga inglese Sarah Kane. Un testo sconvolgente che obbliga il pubblico a sentirsi chiamato in causa, a riflettere affinché nessuna generazione futura debba mai essere sacrificata rispetto a quelle precedenti.
Lo spettacolo nasce da un laboratorio di otto mesi durante i quali le esperienze e il vissuto di un gruppo di ragazzi, dai 18 ai 28 anni, sono entrati in dialogo con i temi, il linguaggio, le metafore proposti dall’immenso testo shakespeariano.
Il cast di Romeo e Giulietta
Insieme a Giuseppe Sartori hanno così recitato, con molta partecipazione (spesso con autentica commozione), Luca Murari e Viola Valsecchi nei panni dei protagonisti, Ivan Carlini e Luana Montoli in quelli dei loro angeli, Zeno Didonè (Tebaldo), Pietro Bilal Khachab (Mercuzio), Nicolò Bruno (padre Lorenzo), Linda Micheletti (Baby), Michele Marchiori (Gregorio), Francesco Biolcati (Abram), Alice Cordioli (Balthasar), Annamaria D’Onghia (Benvolio), Astrid Valdinoci (Sansone), Carlotta Francescon (madonna Capuleti) e a completare le bande rivali dei Montecchi e Capuleti: Nicolò Bello, Linda Bondavalli, Riccardo Cassatella, Leonardo Comiotto, Vittoria Ferri, Alice Reggiani, Arianna Rizzini, Cecilia Sartori, Andrea Tapparini e Greta Zenari.
I costumi erano di Davide Tonolli, il disegno luci di Nicola Fasoli, la fonica di Matteo Chiochetta, l’assistenza alla regia Michele Bernardi. Spettacolo molto coinvolgente con altissime ovazioni finali e numerose chiamate in proscenio a sottolinearne l’indiscutibile successo.