(di Stefano Cucco) Fino al 30 settembre è in programma a Castel San Pietro di Verona la prima edizione di “Hybrida”, il festival dedicato alle arti performative. Il cartellone prevede esperienze artistiche immersive e trasformative, che coinvolgono tutti i sensi e conducono gli spettatori alla scoperta di nuovi mondi fatti di immagini in movimento e vibrazioni sonore, corpi fisici e spazi digitali.
Dopo il successo delle iniziative estive Gli ottoni al castello e Il Castello solidale, l’ex caserma asburgica torna ad ospitare una nuova rassegna trasversale e poliedrica, che spazia dalle arti visive alla danza, dalla musica elettroacustica alla laser art. Promossa da Fondazione Cariverona in collaborazione con Urbs Picta, la manifestazione esplora le tendenze più interessanti del contemporaneo per offrire agli spettatori format innovativi e nuovi linguaggi all’interno di una location unica, intimamente legata alla storia della città.
Il calendario di Hybrida a Castel San Pietro:
Sabato 16 settembre è in programma un doppio appuntamento.
Alle ore 18 l’Accademia di Belle Arti di Verona presenta “Connessioni”, evento che raccoglie azioni dal vivo di breve durata (videoperformance, workshop, sollecitazioni del pubblico) ideate dagli studenti del corso di Tecniche performative tenuto dall’artista e performer Sonia Brunelli. A seguire, alle ore 20, va in scena lo spettacolo “L’attacco del clone” di Barokthegreat, di cui Sonia Brunelli è cofondatrice assieme a Leila Gharib (aka Sequoyah Tiger).
La trama mette a fuoco il tema dello sdoppiamento: la stretta relazione tra una figura filmica e una reale è la condizione per dare vita a un viaggio alienante di diversi spessori, generati da un meccanismo di imitazione e di produzione di una copia. Ispirata dai racconti della fantascienza e dai giochi di simulazione, la performance colma la distanza tra la realtà e il futuro immaginato.
Sabato 23 settembre a Castel San Pietro alle ore 21, invece, tocca a “Tabulæ”, uno spettacolo di Jacopo Mazzonelli, Tovel (Matteo Franceschini) ed Eleonora Wegher concepito a partire dal materiale costitutivo di una tavola armonica di pianoforte, inscritto idealmente in un quadrato di circa un metro per un metro e suddiviso in tre ulteriori poligoni. I performers siedono inginocchiati e agiscono direttamente sulle tavole attraverso le dita. Una serie di sensori di vibrazioni opportunamente programmati trasforma le loro azioni in suoni definiti. Le tavole armoniche ricreano quindi un paesaggio in miniatura, traendo libera ispirazione dall’antica tradizione dei giardini giapponesi.
La sinergia richiesta agli esecutori, così come la materia sonora prodotta, si inseriscono in un complesso iter di ricerca, nel quale ogni elemento performativo è notato in partitura e ogni movimento delle articolazioni è stato prima studiato e diteggiato.
“Leggimi”, invece, in programma sabato 30 settembre con doppio turno alle ore 10 e alle ore 11. Si tratta di un laboratorio per bambini dai 7 agli 11 anni a cura di Camilla Monga, basato sulla costruzione di un alfabeto immaginario. Durante l’attività, ogni stimolo visivo e uditivo diventa un segno riconoscibile che può essere interpretato e tradotto in sequenze coreografiche.
I giovani danzatori sono così chiamati a inventare un linguaggio immaginario, che serve per eseguire movimenti corali ed evocare forme. Gli elementi grafici e coreutici continuano a richiamarsi influenzandosi a vicenda: la loro associazione visiva, logica e appassionata dà vita a una sequenza di eventi e storie. La combinazione di nuove trame e forme dinamiche inganna così spazio e tempo attraverso il corpo e la parola.
Il festival di Castel San Pietro si chiude sabato 30 settembre alle ore 21 con “Passage”. Nella performance di Camilla Monga, Federica Furlani e Chiara Montalbani danza e musica si uniscono in un rapporto di reciproca amplificazione, dal quale nasce un immaginario in costante evoluzione. Il suono che accompagna lo spettacolo mira a evocare immagini e a tradurle in movimento.
Come in un gioco di specchi, le vibrazioni sonore vengono riflesse cambiando prospettiva e senso attraverso corpi in continuo movimento.
Le sale di Castel San Pietro si trasformano così in luoghi in cui il limite diventa forza. La coreografia è concepita come una trama che muta, nella quale la ripetizione è la forma del cambiamento. Il corpo diviene l’alter ego della performance musicale e, tramite una combinazione ciclica di immagini, si fa interprete di come vede o di come vorrebbe vedere il mondo. Tutti gli eventi sono ad ingresso libero.