(di Matilde Anghinoni) Le pantegane assediano Verona. Si aggirano nei quartieri e in Piazza Bra, li abbiamo visti quest’estate nelle vetrine dei negozi in centro storico e ora fanno addirittura chiudere i parchi giochi, come quello a San Zeno. Non si tratta di piccoli topolini alla Walt Disney, ma di vere e proprie pantegane che, come ricordano i medici, portano malattie come la peste bubbonica e la leptospirosi.
Verona sta progressivamente diventando il set di un cartone animato, il problema è che il cartone è Ratatouille 2.0 e il suo protagonista è un grazioso topolino che si aggira nella cucina di un ristorante. Emblema perfetto per rappresentare la situazione che la città dove è ambientato, Parigi, sta vivendo da fin troppi anni.
La questione topi è cresciuta a tal punto da spingere la consigliera Douchka Markovic a un’idea innovativa. Invece di risolvere il problema, è bastato cambiargli nome; quindi, non più “ratti” ma “surmotti”, un termine, come ha spiegato lei stessa, meno stigmatizzante e peggiorativo. E se è vero che le parole permettono di creare la realtà che ci circonda, è altrettanto vero che cambiando nome alle pantegane il messaggio è più che chiaro: dobbiamo conviverci.
Anche l’Accademia nazionale francese della medicina si è esposta a riguardo e in un comunicato spiega che «I ratti rappresentano un pericolo reale per la sanità pubblica. Di fronte all’ingenuità di alcune prese di posizione, bisogna ricordare che il ratto resta una minaccia per la salute umana in virtù delle numerose malattie trasmissibili all’uomo attraverso parassiti, deiezioni, morsi o graffi».
Ma veniamo alla nostra amata città, protagonista di grandi spettacoli, casa di uno degli anfiteatri più belli del mondo, ricca di cultura e… di pantegane. Di certo, e per fortuna, la situazione veronese non è uguale a quella di Parigi. Nonostante questo, il problema persiste. Si potrebbe pensare che il ruolo di derattizzazione spetti all’Amia, in realtà da anni non si occupa più della questione in quanto il Comune ha appaltato l’eliminazione dei ratti ad una società esterna.
È anche vero, però, che tra le motivazioni che spingono i topi a salire in superficie sono i rifiuti che mangiano, ed è altrettanto vero che Verona è stata recentemente protagonista di gravi problematiche legate alla pulizia delle strade (della quale abbiamo già parlato precedentemente). Cassonetti non svuotati, rifiuti per terra, senza contare che, in alcune zone della città in cui la raccolta viene fatta porta a porta, l’umido può essere liberamente lasciato fuori casa nei sacchetti. Nel frattempo, i topi festeggiano intorno ad un tavolo all you can eat.
La risposta dell’Amministrazione ai topi
E la società che si occupa della derattizzazione? Tommaso Ferrari, Assessore alla Transizione ecologica del Comune di Verona, spiega che la società lavora posizionando esche secondo le segnalazioni e, se al ritiro le esche sono mangiucchiate, determina la presenza di topi e posiziona le trappole.
“Questo però solo nelle aree comunali. – dice – Il tema, d’altronde, non è solo legato ai rifiuti ma le cause che portano le pantegane in città sono diverse e richiedono una collaborazione tra le parti. Noi come Amministrazione facciamo la nostra, ma è necessario che facciano qualcosa anche i privati perché è l’utente che sbaglia, più che Amia. Tra questi le attività con ristorazione che devono impegnarsi a mantenere le proprie aree, soprattutto quelle esterne, più pulite possibili”.
Le cause, spiega l’Assessore, sono svariate. “La disponibilità di cibo è dovuta anche al grande afflusso che colpisce la nostra città che, fortunatamente, è molto turistica. Basti pensare ai take away che i visitatori consumano camminando per le vie. D’altro canto, non sono meno importanti anche i temi della corretta manutenzione dei plateatici, della pulizia delle aree esterne e del cambiamento climatico con inverni meno rigidi che favoriscono la riproduzione di topi. E anche chi abbandona incorrettamente i rifiuti e li conferisce in maniera non consona sicuramente favorisce la proliferazione”.
Per quanto riguarda invece le misure che il Comune sta adottando per prevenire la presenza di topi, Ferrari dice: “abbiamo già comunicato agli addetti ai lavori nell’ambito degli scavi che prestino massima attenzione e si muniscano di presidi per evitare l’uscita in superficie delle pantegane. Punteremo anche su una migliore e maggiore comunicazione verso i cittadini ed è in programma anche una nuova gestione di Amia. Porteremo Amia in house con una nuova regolamentazione per il centro storico”. Un progetto che necessiterà di tempo prima di risolvere il problema.
Sarà allora questa la nuova moda per la stagione autunno/inverno 2023? Al posto dei chihuahua, al guinzaglio ci saranno i surmotti (spesso addirittura più grandi dei cagnolini che vediamo nelle borse alla Milano Fashion Week)? Attendiamo e speriamo.