(di Marco Danieli) Col nuovo anno accademico torna la protesta delle tende davanti alle Università. Un modo per rendere evidente il problema degli studenti che vanno a studiare in un’altra città e lì devono affrontare la spesa dell’affitto di un appartamento, magari anche condiviso con dei colleghi, ma pur sempre una spesa, che va a incidere sul bilancio delle famiglie. Che diventa un grande sacrificio per quelle a reddito medio-basso.
Gli studenti fuori-sede collegano il problema al diritto allo studio: se non ho dove andare a dormire, dicono, non posso nemmeno studiare e frequentare l’università. Ma proprio per tutelare questo diritto con la legge regionale n.8 del 1998 è nato l’Esu, l’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario, che ha il compito di intervenire per assicurare agli studenti la possibilità di accedere ai servizi che costituiscono un concreto sostegno al percorso di formazione universitaria. Fra questi ci sono i servizi abitativi, che hanno come obiettivo di garantire il posto letto con priorità agli aventi diritto.
In base a quali criteri viene fatta la graduatoria degli aventi diritto?
«Sono tre – spiega Giorgio Gugole, direttore dell’Esu di Verona– i criteri che si seguono nelle graduatorie: il reddito familiare, determinato dall’Isee; il merito durante il corso di studi e la distanza del luogo di residenza».
«In base a questi criteri – precisa con soddisfazione il Presidente dell’Esu, Claudio Valente– nei 2 anni della mia gestione siamo riusciti ad assegnare alloggi a tutti i 489 aventi diritto. Non è rimasto fuori nessuno! Per me è motivo di orgoglio, se si pensa che abbiamo ereditato una situazione difficile. Fino a 3 anni fa si riusciva ad assegnare alloggi solo a 200 degli aventi diritto. Sia ben chiaro – aggiunge correttamente – non è colpa di nessuno. Si sarebbero dovuti fare più investimenti sulla residenziali, ma gli iscritti all’Università di Verona hanno continuato ad aumentare ed oggi sono circa 30 mila».
Sono tesi i rapporti fra l’Esu e gli studenti?
«Per niente – risponde sicuro Valente -. Sono ottimi, perché la gestione della residenzialità è chiara e trasparente. E gli studenti l’hanno capito. Pensi che per aumentare l’offerta di alloggi saremmo perfino disposti a trasferirci e lasciare libera la stessa sede dell’Esu per adibirla a studentato! Più buona volontà di così! Anche perché il nostro obiettivo è di andare oltre, allargando l’assegnazione degli alloggi anche a coloro che pur avendo fatto domanda non sono stati ritenuti idonei.»
E come pensate di riuscirci?
«Stiamo aspettando l’esito del bando ex legge 338 del 2000. Se dovessimo rientrarvi – precisa il Direttore Giorgio Gugole– nel giro di 18 mesi potremo allestire altri 132 posti letto nell’ex convento delle suore di via don Nicola Mazza».
Ma per risolvere il problema degli alloggi, diceva il Magnifico Rettore Pierfrancesco Nocini all’inaugurazione dell’anno accademico, l’Università ha bisogno anche della collaborazione dei privati…
«E’ vero – risponde Valente-. Ed è per questo che stiamo portando avanti colloqui con molti privati, come quello che ha acquisito dal Demanio il Campone, l’ex carcere. Ma anche con istituzioni del territorio, come la Croce Verde, la Fondazione Cariverona ed il Comune. Altri posti letto possono saltar fuori dall’elenco che il Ministero dell’Università ha degli immobili privati dichiarati idonei a questa necessità».
Ma l’Esu non è solo residenzialità…
«Certo. Non ci occupiamo solo di alloggi. Per la ristorazione stiamo per fare un accordo con la Coldiretti per allestire una nuova mensa ai Filippini, dove c’è il mercatino “a chilometro zero”, comodo per la Facoltà di Giurisprudenza e per quelli che alloggiano nel quartiere. Ma stiamo facendo anche un accordo anche con lo Sporting ex Mondadori in Borgo Venezia. Con delle società di rugby e di basket per offrire degli spazi per fare dello sport. Senza trascurare l’offerta culturale, dato che abbiamo un accordo con il Teatro Nuovo ed la Fondazione teatrale Salieri di Legnago.”