A spiegare il crollo delle nascite ora ci si mette anche il sesso virtuale. Non ci sono solo le difficoltà economiche, la carenza di servizi, la scolarizzazione e vari fattori culturali. C’è anche la rarefazione dei rapporti sessuali fra i giovani. L’Ansa riporta i risultati di uno studio promosso dalla Società Italiana di Andrologia sulle abitudini sessuali dei giovani dopo la pandemia e realizzato dall’Università Iulm di Milano con la collaborazione dell’Esercito Italiano e della Croce Rossa Italiana. Quello che ne emerge è abbastanza sconcertante. Dei giovani di età compresa fra i 18 e i 35 anni, uno su tre fa solo sesso virtuale. Più di un milione e 600 mila ragazzi non hanno mai avuto rapporti sessuali. E 220 mila coppie stabili della stessa età dichiarano di non fare sesso.
Il presidente della Società italiana di andrologia, Alessandro Palmieri, docente di Urologia alla Università Federico II di Napoli osserva che “la sessualità dei giovani risulta sempre più sganciata dagli aspetti relazionali e riproduttivi, come il sesso virtuale e l’astinenza. Questa tendenza alimenta silenziosamente il fenomeno della denatalità e comporta anche una ricaduta sui disturbi della sfera sessuale.
Moltissimi ragazzi lamentano disfunzione erettile ascrivibile alla virtualizzazione del rapporto, all’eccesso di pornografia e di autoerotismo”.
Sesso e internet
Dalla ricerca risulta anche che l’11% dei giovani dichiara di utilizzare quasi esclusivamente internet per trovare partner sessuali e il 30% utilizza chat erotiche e siti pornografici quotidianamente. Il quadro che ne risulta è allarmante. Il problema della diminuzione delle nascite si fa sempre più grave. E se infatti é possibile intervenire a sostegno della natalità con le leggi e con provvedimenti di carattere economico e sociale atti a rimuovere quei fattori che ostacolano la coppia nel prendere la decisione di avere un figlio, diventa molto difficile agire su fattori culturali e comportamentali come quelli descritti dallo studio degli androloghi.
Sesso virtuale e società
Si tratta infatti di una pressione incontrollabile di fatto perché da un lato avviene nel web, un livello di comunicazione globale che sfugge a qualsiasi forma di regolamentazione nazionale, e dall’altro riguarda i comportamenti della persona nella sua sfera più intima. Entrambi però afferiscono al modello di società che è stato costruito intorno a noi. Un modello che se sulle generazioni precedenti, che ne hanno conosciuti altri, influisce parzialmente, sui più giovani, che non hanno conosciuto altro, è molto più condizionante. Perciò è necessaria una rapida inversione dei modelli culturali dominanti che si può ottenere solo con una ferma volontà politica in grado di opporsi a questa pericolosa deriva.