Una comitiva di agricoltori francesi in Italia ha avuto l’opportunità di visitare la Lessinia durante un tour che si è tenuto nei giorni scorsi a Velo Veronese. La visita è stata organizzata con l’obiettivo di approfondire la tematica dell’interazione tra gli allevatori e i lupi, un tema di crescente importanza per le comunità agricole europee.

Il gruppo, composto da allevatori di bovini da carne e membri del Consiglio di Amministrazione del principale sindacato agricolo francese FNSEA, è stato guidato dal Direttore di Coldiretti Verona, Giuseppe
Ruffini, da Massimo Sauro, referente di Coldiretti per la problematica dei grandi carnivori e dai presidenti Coldiretti di Velo Veronese, Sandro Brunelli e di Sant’Anna d’Alfaedo, Daniele Marconi.

La mattina è stata dedicata a una visita aziendale presso Malga Vazzo mentre nel pomeriggio il gruppo si è spostato a Malga Campegno, dove si è tenuto un incontro tecnico con Duccio Berzi, esperto di lupi ed egli stesso allevatore in Toscana, che ha redatto in collaborazione con l’Università di Sassari il progetto di Coldiretti per la mitigazione del conflitto tra il predatore e l’attività zootecnica in Lessinia.

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Emergenza lupo. Ruffini: “capire la portata del problema”

Berzi ha esposto agli ospiti il progetto sottolineandone gli elementi di forza. “La collaborazione di Coldiretti con l’università sarda – ha detto – punta a quattro obiettivi: indagare sulla vulnerabilità
delle aziende con predazioni croniche; utilizzare la tecnologia dei collari satellitari dei lupi per allertare allevatori in caso di avvicinamento a stalle o malghe; utilizzare i feromoni di lupo per protezione individuale di capi o per realizzare delle recinzioni olfattive a basso costo e facile realizzazione, e infine utilizzare la dissuasione non letale con proiettile di gomma sui capi confidenti e sui lupi predatori seriali”.

Il Direttore Ruffini ha sottolineato l’importanza di tali misure per “capire – ha detto – la portata del problema che i nostri allevatori stanno vivendo. Quest’anno le predazioni sulle montagne veronesi sono
state 350, trecento di bovini. In questo contesto – ha concluso – sono fondamentali momenti di condivisione tra i Paesi colpiti da questa problematica affinché a livello comunitario si trovino soluzioni
condivise ed efficaci”.