(di Pietro Salomone) L’immigrazione illegale in questo preciso momento storico è uno dei problemi principali dell’Italia e dell’Europa. Più del 90% degli immigrati che arrivano nel nostro paese non fugge da paesi in guerra. Gli altri, che sono al massimo il 10% e si devono senza dubbio accogliere secondo le convenzioni internazionali sui richiedenti asilo reali. Ma il resto? Il rimanente 90% degli immigrati irregolari è la causa del caos che si sta creando in Italia, che inizia a Lampedusa ma poi, attraverso la scelta politica dell’’accoglienza diffusa’ si ripercuote in modo destabilizzante in tutto il Paese.
E’ allora necessario pensare per l’immigrazione illegale ad una soluzione forte, a medio-lungo termine. Non possiamo subire. Una soluzione dove è l’Italia, e di conseguenza l’Ue, a scegliere chi accogliere e chi no.
Come conservatore, voglio conservare la nostra cultura e le nostre tradizioni. Lancio quindi una proposta alla nostra premier Meloni, che ritengo abbia il necessario background culturale e politico per recepirla, farla propria ed attuarla, soprattutto grazie alla sua grande capacità dimostrata nelle relazioni estere.
Il recente accordo con l’Albania che ha realizzato con il governo di Tirana è certamente un fatto positivo verso la soluzione del problema immigrazione illegale, ma aiuterà a gestirne soltanto una piccola parte. Il grosso della questione rimane comunque aperto e continuerà a pesare sugli italiani in termini di sicurezza, di destabilizzazione sociale e di spesa.
L’unico modo per eliminare gli sbarchi e l’immigrazione illegale è allestire un grande CPR in Libia. Perché è il posto più vicino e strategico, dov’è più facile realizzarlo, dato che oggi il governo di quella parte del paese è debole e di conseguenza condizionabile.
Il luogo ideale dove stabilirlo sarebbe è la zona tra Sabrata e il confine della Tunisia, scarsamente popolata, è molto vicina all’Italia, dove opera l’ENI ed è quindi un territorio che deve comunque essere difeso, anche militarmente se necessario, per l’interesse nazionale italiano. Inoltre quando non servisse più si potrebbe dismettere velocemente. Si tratterebbe di dare ad esso uno status extra-territoriale, come le ambasciate.
Immigrazione illegale problema europeo
La struttura dovrà essere abbastanza capiente per accogliere le imbarcazioni e migliaia di persone. Tutte le barche che ‘si salvano’ nel Mediterraneo verranno dirette lì senza eccezione. Incluse quelle che arrivano sulle coste italiane o degli altri paesi europei.
La struttura sarà gestita e finanziata dall’Unione Europea con un ruolo principale per l’Italia, dato che è il paese più interessato dalla pressione immigratoria. Le Forze Armate di protezione saranno formate da componenti di tutti gli stati Ue.
Chi ha diritto di asilo verrà smistato nei diversi paesi. Gli altri verranno rimpatriati.
Il primo effetto dell’operazione sarà che i magrebini non partiranno più se sanno che verranno sempre rimandati al CPR in Libia. Anche quelli che vengono dall’Asia non avranno più interesse a intraprendere quel viaggio sapendo che poi finiscono in Libia. Le partenze dall’Africa sub-sahariana verso la Libia per proseguire verso le coste diminuiranno a mano a mano che si verrà a sapere di come è cambiata la situazione. Di conseguenza i trafficanti avranno immediatamente molto meno ‘lavoro’.
I costi del CPR della sua gestione e della sua difesa saranno a carico dell’Ue, come quelli del versamento alla Libia necessario per ‘l’affitto’ della porzione di territorio dedicata all’operazione.
Indubbiamente ci sono delle difficoltà da superare. In primis bisognerà parlare con Francia, Germania e quegli stati non interessati direttamente dagli sbarchi. Poi sarà necessario convincere il governo libico in questione, quello di Tripoli, che per la sua debolezza potrebbe convincersi specie se accompagnata da un’offerta che non possono rifiutare. Senza considerare i vantaggi per la popolazione locale derivante dalla presenza del CPR, come posti di lavoro e forniture locali. E’ prevedibile che un’operazione del genere porterebbe entro un paio di anni ad una diminuzione dell’immigrazione illegale dell’80%.