(di Bulldog) Sì, è vero: 666 e il caprone sono nel logo della felpa da skateboard indossata, il marchio “trasher” in fondo significa quello: “mietitore”. Ma una felpa da skateboarder indossata non è un crimine, non è un’incitazione all’odio, non è illegale, non è un segno di appartenenza ad una setta. E’ una moda. Attaccarsi a questo è l’unica cosa che fa sorridere.

Il resto – invocare la magistratura per controllare la leicità delle dichiarazioni di una persona che ha appena appreso dell’assassinio della propria sorella – fa vomitare. E’ indegno che un personaggio politico, chiamato a difendere gli interessi dei suoi concittadini veneti, perda tempo a scrivere sui social baggianate su un tema – quello della violenza sulle donne – che è una vera e propria emergenza e che ha bisogno di uomini veri, di uomini che smettono di coltivare la cultura del branco ed isolano quei farabutti che violentano e ammazzano le donne.

Anche a me la parola “patriarcato” fa venire l’orticaria, ma non posso far finta di non comprendere che nell’altra metà del cielo un certo tipo di uomo fa paura. Di cancellare questa paura dovremmo occuparci. Da Stefano Valdegamberi non mi attendo il processo alle intenzioni di una vittima; pretendo il rispetto e l’impegno a fare qualcosa, a cambiare questa società di merda.

In fondo, è pagato per questo. Per migliorare la nostra quotidianità e non per gettare veleni. Non è così che ci si dimostra uomini. Poi non è obbligatorio che un politico commenti ogni cosa. Può anche stare zitto e portare avanti il proprio lavoro senza cercare pubblicità ad ogni piè sospinto. “Con disciplina e onore” non è una frase vuota, è la regola per ogni civil servant.

Chieda scusa. In fondo lo skateboard è davvero uno sport diabolico.