(di Gianni Schicchi) Nella basilica di San Zeno, consueta presentazione dello storico Annuario – quest’anno riguardava il famoso crocifisso medievale di Lorenzo Veneziano sito in chiesa, di ritorno dal recente restauro – con la coda di un concerto corale, che ha superato le migliori aspettative, nel voler rendere un omaggio anche alla ricorrenza dell’Immacolata Concezione.
Il filo conduttore tematico della serata era quindi la figura della Vergine Maria, interpretato poi da un organico tutto al femminile, l’Ensemble vicentino La Rose, un complesso che l’anno scorso ha letteralmente trionfato al 39° Concorso Polifonico Nazionale Guido d’Arezzo (la maggiore competizione corale italiana), dove anche la sua direttrice Serena Peroni si è affermata vincendo un premio speciale “per l’alta qualità artistica ed interpretativa”.
L’architrave del programma poggiava sull’intensa Missa Mariae dell’inglese Cecilia Mc Dowall e su l’O give thanks del famoso connazionale John Rutter. La musica della McDowall, commissionata ed eseguita sia da cori professionisti che da cori amatoriali, ha attirato l’attenzione dei media nazionali fino dal giugno 2011, con le sue particolari opere corali che traggono spesso ispirazione da influenze extra-musicali.
La musica di Rutter mostra invece chiaramente influenze della tradizione corale contemporanea inglese e francese, così come quelle della musica leggera e della tradizione corale statunitense. Sebbene abbia composto e diretto spesso musica religiosa, Rutter dichiara di ricevere particolare ispirazione dalla spiritualità dei versi sacri e delle preghiere.
Le sue composizioni sono prevalentemente rivolte alla musica corale di genere mottettistico a cappella, ma anche di carattere strutturalmente più complesso con opere molto estese, come il Gloria ed il Requiem. Pagine molto popolari, particolarmente negli Stati Uniti, dove la NBC lo ha definito “il più grande compositore e direttore di musica corale vivente”.
L’Ensemble La Rose ha affrontato pure altri brani, come l’Altissima luce di anonimo, arrangiato da Franco Radicchia, Al. Leluia di Albert Alcaraz, Sub Tuum Praesidium dell’ungherese Milos Kocsar, l’Ave Maria di Brahms e il Magnificat dello spagnolo Javier Busto.
Una pagina sublime, quest’ultima, che rivela quanto la sua produzione, quasi totalmente rivolta alla musica corale, goda di uno stile fluido, cantabile, caratterizzato da una continua ricerca armonica, soprattutto mediante l’utilizzo di accordi particolari e ritmici, con l’ausilio di numerose formule provenienti dalla tradizione popolare, soprattutto spagnola. Un autore che rivolge particolare attenzione al rapporto testo–musica, spesso utilizzando artifici madrigalistici.
Gloria nella serata, anche per l’ottima organista Anna Panozzo, che oltre a qualche piccolo intervento di accompagnamento al coro, si è poi brillantemente dispiegata con la pagina Amazing grace, un celebre inno crisstiano inglese del canadese Denis Bedard, nell’arrangiamento di Diane Bish.
L’Ensemble La Rose, guidato magistralmente dalla sua direttrice Serena Peroni, ha mostrato bellezza timbrica e precisione, in una intonazione a dir poco perfetta, recante a sé anche un campionario di sfumature coloristiche davvero sorprendente.
Né è scaturito un amalgama timbrico complessivo particolarmente suggestivo e coinvolgente, grazie ad una proposta quanto mai suggestiva e ad una interpretazione stilisticamente accurata e attendibile: le voci sono state tutte di ottimo livello, ben timbrate, flessibili e sempre gradevoli, pienamente in grado di affrontare una scrittura spesso ardua.
La difficoltà esecutiva consisteva nella calibrata emissione vocale, ma anche nell’equilibrio sonoro tra i vari comparti, che con il loro movimento hanno offerto un’immagine fluida e cangiante, caleidoscopica, in perfetta sintonia con i passi del testo. Voci che si sono rincorse, colorando i sospiri, la dolcezza, i lamenti, cercando ciascuna la giusta temperatura e il ritmo adeguato al sentimento espresso. Vistoso successo della serata.