La notizia che il presidente dell’Hellas Verona Maurizio Setti è inquisito per bancarotta fraudolenta è una di quelle a cavallo fra cronaca giudiziaria e sport.
Il 100% delle azioni di una sua società, la Star Ball spa, presente nella proprietà del club è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza di Bologna nell’ambito di un’indagine su presunti debiti nei confronti del suo vecchio socio Gabriele Volpi. Setti si dice tranquillo ed ha annunciato che i suoi avvocati hanno fatto istanza contro il sequestro. Staremo a vedere come si svilupperà la vicenda.
Come veronesi le vicissitudini economiche dell’imprenditore di Carpi non ci interesserebbero se non fosse anche il presidente dell’Hellas Verona football club. Dall’ambiente calcistico gialloblù rassicurano che con la società sportiva questa vicenda c’entra poco, solo di riflesso. Ma risulta comunque abbastanza difficile scindere le vicende economiche di Setti imprenditore da quelle di Setti presidente del Verona.
A questo punto sorge un interrogativo. Non è che i suoi problemi si riflettano sul rendimento della squadra?
Tifosi e appassionati non si sanno dare una spiegazione del fatto che l’Hellas, partito nello scorso agosto alla grande iniziando il campionato con due vittorie, poi non ne ha più azzeccata una ed oggi è finito penultimo in fondo alla classifica.
Eppure, ragionano tutti gli osservatori che l’hanno seguito, la squadra è sempre quella, per di più con qualche arrivo in rinforzo. E sempre lo stesso è anche l’allenatore. Come spiegare allora la sequela di sconfitte e lo scarso rendimento dei giocatori quando scendono in campo? La risposta potrebbe averla fornita la Guardia di Finanza.
Non potrebbe essere che la squadra abbia risentito dei problemi economici che attraversano la società?
Qualcosa del genere a Verona s’è già visto. Vi ricordate il Chievo, la favola che aveva impressionato tutto il calcio italiano? Ebbene, non appena al suo patron Campedelli le cose hanno cominciato a non girare più per il verso giusto ha cominciato ad andare male anche in campo. E poi è finita come è finita.
Non ci sarebbe niente da meravigliarsi se i ragazzi di Baroni non scendessero più in campo con quella tranquillità, anche economica, e quella serenità necessarie per rendere al massimo, com’è richiesto in serie A.