(di Bulldog) Abbiamo un problema grave, anzi gravissimo: in Italia l’opposizione ha perso il senso della realtà. Non sa più chi è, cosa fa e perchè lo fa. Sa solo che deve dire qualcosa contro, a qualunque costo, contro il governo Meloni anche a costo di scadere nel ridicolo. Il colmo oggi: l’Esercito Italiano, come fa ogni anno dal 1880, ha pubblicato a dicembre il calendario 2024.

E quest’anno lo ha dedicato a quei soldati del Regio Esercito Italiano che nel secondo conflitto mondiale hanno onorato il loro Paese combattendo con coraggio nelle due fasi del conflitto, quindi: prima e dopo l’8 settembre (nella foto l’assalto dei bersaglieri italiani alle postazioni tedesche a Montelungo, 1943). Attenzione, non sono militari della RSI. Sono soldati del Regio Esercito, fedeli al Re, al legittimo governo nazionale riparato a Bari (unica zona italiana non occupata da eserciti stranieri in quei giorni nefasti).

L’attuale capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Pietro Serino, lo dice chiaramente: parla di partecipazione nazionale al secondo conflitto nel ruolo di aggressore e di militari che dopo l’armistizio di Cassibile “non ebbero dubbi nell’onorare il proprio il giuramento e il loro dovere”. Stando col Re e non con Mussolini.

Se volete dividervi sulla guerra civile 1943-45 fatelo pure. A Bulldog non gliene frega meno di niente. A questi sinistri figuri invece sì che interessa riaprire la stagione dell’odio.

Ma, cazzo, far passare per apologia di fascismo, per restaurazione del regime, un Calendario che celebra militari italiani caduti con onore mentre combattevano i nazifascisti la dice lunga. E chi sono questi pericolosi esempi del revisionismo fascista?

Capitano Francesco Donnini Vannetti, medaglia d’oro in Russia e medaglia d’oro a Porta San Paolo (alla memoria, ovviamente, lui non si era imboscato sotto le gonne di un prete); capitano Antonio Cianciullo, Croce al valor militare in Grecia e Medaglia d’oro a Cefalonia; capitano Dionigi Tortona, Croce al valor militare in Grecia e medaglia d’oro in Albania combattendo sino alla morte nel battaglione Gramsci; maggiore Cesare Piva, medaglia d’oro in Africa orientale e medaglia d’oro in Montenegro; colonnello Giuseppe Lanza di Montezemolo, medaglia d’argento in Africa e medaglia d’oro alle Fosse Ardeatine dove venne condotto dopo aver subito inenarrabili torture cui non si piegò.

E ancora: capitano Alberto Li Gobbi; colonnello Giovanni Duca (cui è intitolata la caserma di Montorio sede del Battaglione che porta i colori di Verona); sergente Mario Paolini; capitano Gastone Giacomini; caporal maggiore Gino Fruschelli; tenente colonnello Giovanni Izzo, medaglia d’argento in Nordafrica e medaglia d’oro nella liberazione dell’Emilia nell’ultimo aviolancio della seconda guerra mondiale; sergente Luigi Sbaiz.

Dodici Eroi che per questa Italia hanno dato tutto. E con loro andrebbero ricordati i 600mila militari prigionieri nei lager tedeschi che rifiutarono di aderire a Salò per tenere fede al loro giuramento di soldati.

Ecco questi Eroi, queste figure che sono alla base dell’Italia Repubblicana sono per la sinistra italiana e l’Anpi (il giorno che chiuderà sarà sempre troppo tardi!) dei pericolosi restauratori fascisti. Giusto per avere un titolo sulla stampa radical-chic, quella fondata da giornalisti che – loro sì, tutti d’un pezzo – scrivevano su “La difesa della razza” o sul giornale della Gioventù italiana del Littorio. Un consiglio non richiesto: andate a farvi fottere! studiate la storia. Giocate con i Santi e lasciate stare i Fanti.