(di Stefano Tenedini) È iniziata la corsa al nuovo presidente nazionale di Confindustria e questa volta la “gara” intercetta Verona in maniera diretta. Il percorso per arrivare al sostituto del milanese Carlo Bonomi inizia questa settimana: giovedì 1° febbraio verranno designati i tre “saggi” che avranno il compito delicatissimo di gestire la fase elettorale nel complesso mondo di viale dell’Astronomia. I tre avranno una settimana per insediarsi, dopodiché partiranno otto settimane per consentire al “parlamento” della confederazione di studiare candidati e programmi.
Fra il 7 e il 14 febbraio, i tre saggi riceveranno le eventuali autocandidature. Per autocandidarsi e avere chance per essere ammessi al voto finale in primavera servono 18 firme (che corrispondono al 10% dei voti consiliari) o, in alternativa, sottoscrizioni che equivalgono al 10% dei voti assembleari di Confindustria o al 20% dopo la relazione dei saggi il 21 marzo. La competizione si concluderà il 4 aprile, quando i 182 componenti del Consiglio Generale sceglieranno a scrutinio segreto il nuovo presidente, che sarà infine eletto ufficialmente dall’assemblea il 23 maggio.
In corsa ci sono il modenese Emanuele Orsini (costruzioni e alimentare); il mantovano (ma vive a Verona) Alberto Marenghi (entrambi nella squadra di vicepresidenza di Bonomi); il genovese Edoardo Garrone (ex patron della Sampdoria e della società petrolifera ERG, poi ceduta ai russi della Lukoil, oggi attivo nelle rinnovabili); il numero uno di Federacciai, il genovese Antonio Gozzi (possibile cavaliere bianco per l’Ilva di Taranto) e il varesino Giovanni Brugnoli (che proviene dal settore tessile). Secondo le voci che rimbalzano da viale dell’Astronomia Mareghi, Orsini e Garrone avrebbero già i voti necessari alla candidatura.
Confindustria 2024, chi sono i veronesi che votano
Dei 182 “grandi elettori” – Confindustria a livello nazionale rappresenta 150 mila imprese – soltanto tre sono i veronesi: il presidente di Verona, Raffaele Boscaini; Giangiacomo Pierini, manager della Coca Cola; e Paolo Errico, CEO di Maxfone (nella foto qui sotto) e vicepresidente nazionale della Piccola Industria Vice delegato all’innovazione e transizione digitale. A loro si aggiunge il vicentino Roberto Spezzapria, che negli anni scorsi ha rilevato Melegatti.
Dei quattro candidati in corsa, il più “veronese” di tutti è Alberto Marenghi, industriale della carta che è partito con l’azienda di famiglia fondata nel Seicento e oggi guida un gruppo articolato su più stabilimenti in Italia (uno a Padova) e in Francia. È nel Consiglio generale della Fondazione CariVerona e ha un lungo percorso come civil servant in Confindustria e in diverse realtà pubbliche e associative.
Di recente è diventato anche editore, partecipando alla cordata entrata nel capitale della Gazzetta di Mantova in precedenza acquisita dal Gruppo Athesis dal network di quotidiani locali Gedi. È sposato con Maddalena Morgante, parlamentare di FDI.