In Italia circa un quarto delle 30 mila morti per cancro (dato 2019) è riconducibile a bassi livelli di istruzione che spesso condizionano anche la successiva capacità di reddito. È la cosiddetta tossicità finanziaria, che colpisce il 26% delle persone con neoplasia ed è legata a diversi fattori, tra cui i costi che i malati devono sostenere per recarsi nei luoghi di cura.

Servono strumenti per individuarne tutte le cause e proporre le soluzioni per porvi rimedio. Se n’è parlato il 4 febbraio al Convegno promosso dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica per la Giornata Mondiale contro il Cancro.

“La tossicità finanziaria interessa anche i pazienti di sistemi sanitari universalistici come il nostro – spiega Francesco Perrone, Presidente AIOM -. Abbiamo già dimostrato, in uno studio su 3.760 cittadini con tumore in Italia, che al momento della diagnosi il 26% deve affrontare problemi di natura economica e il 22,5% peggiora questa condizione di disagio ed ha un rischio di morte del 20% più alto”.

Tra le spese che il malato di tumore si trova a dover affrontare è il ricorso più o meno frequente alla sanità privata, l’uso di farmaci supplementari o di trattamenti aggiuntivi, come ad esempio la fisioterapia che è difficile praticare nel sistema pubblico. Ci sono poi le spese per i trasferimenti nel luogo di cura e non solo nei casi di migrazione sanitaria da Sud a Nord. 

Mauro Biffoni, Direttore Dipartimento Oncologia e medicina molecolare dell’ISS spiega che “la qualità del nostro Sistema Sanitario è testimoniata dalla sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi, che presenta tassi più alti rispetto alla media europea nei tumori più frequenti”. 

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“Le persone con un alto livello di istruzione – afferma Saverio Cinieri, Presidente Fondazione AIOM – dispongono di più strumenti per comprendere l’importanza della prevenzione, per interpretare le informazioni utili sui sintomi della malattia e per adottare comportamenti che possono influire sull’efficacia delle terapie. Da qui il tasso di mortalità per cancro più elevato nei cittadini meno istruiti. 

Oltre alle condizioni economiche sfavorevoli come sottofondo sociale, ci sono gli stili di vita sbagliati fra le principali cause dei tumori. Come l’obesità e il fumo. Ma sul banco degli imputati tra gli agenti che favoriscono l’insorgenza dei tumori c’è c’è anche la qualità dell’aria, come sottolineato da Paolo Vineis, ordinario di Epidemiologia Ambientale all’Imperial College di Londra. I limiti raccomandati per il PM2.5, il particolato fine che è considerato cancerogeno per l’uomo, sono passati da 10 a 5 microgrammi per metro cubo. La norma italiana prevede attualmente un valore medio massimo annuale per il PM2.5 di 25 microgrammi per metro cubo.

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