Ieri il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha partecipato all’Auditorium Oniverse del Gruppo Calzedonia a Villafranca all’incontro ‘Transizione Industria 5.0’ di Confindustria Verona”. Il ministro s’è impegnato con gli industriali veronesi a supportare le imprese in un passaggio cruciale dello sviluppo che implica un’integrazione sempre maggiore macchina/uomo.
Ma il fatto politicamente più rilevante è stato la cena che ne è seguita. Un incontro conviviale riservato al quale hanno partecipato oltre a Urso, i parlamentari, l’assessore e i consiglieri e regionali nonché i presidenti provinciali del Veneto. Notata l’assenza dell’eurodeputato in carica Sergio Berlato, leader dei cacciatori veneti, che pare non sia stato invitato per una dimenticanza.
Obiettivo della cena era quello di ricompattare il partito una volta conclusa la stagione congressuale che inevitabilmente aveva comportato un confronto interno per la conquista dei vertici provinciali, non tanto politico, in quanto la linea Meloni è fuori discussione e tutti, vecchi e nuovi iscritti, vi si riconoscono.
Adesso però ci sono alle porte due importanti scadenze elettorali. L’8 e il 9 giugno si voterà per il rinnovo di un numero consistente di amministrazioni comunali e soprattutto per il Parlamento europeo. FdI conta di far eleggere almeno 5 o 6 eurodeputati nel collegio del Nordest, quello che interessa il Veneto e che è composto anche da Friuli Venezia Giulia, il Trentino Alto Adige e l’Emilia Romagna.
Un numero che avrà un peso politico importante a Bruxelles nella composizione del Gruppo dei Conservatori Riformisti, che è quello cui appartiene il partito della Meloni. E che avrà anche una significativa ricaduta sul territorio per le note implicazioni che la legislazione europea ha sull’economia.
Era allora obbligatorio che in vista di una scadenza così importante si creassero le condizioni per delle scelte condivise sui candidati e per una campagna elettorale in piena armonia, in modo da raccogliere il massimo dei consensi nel momento in cui FdI è al massimo storico.
I fratelli e le sorelle d’Italia veneti che dovrebbero essere candidati sono, oltre a Giorgia Meloni, che sarà capolista in tutti i collegi d’Italia, Elena Donazzan, vicentina, assessore regionale al Lavoro e alla Formazione; Daniele Polato, veronese, consigliere regionale; Alessia Ambrosi, veronese, deputato, Elisabetta Gardini, padovana,deputato, e Valeria Mantovan, presidente provinciale di Rovigo.
Insomma, pace fatta fra le varie anime del partito in vista delle europee. Ma soprattutto in vista dell’altra scadenza ancora più importante che c’è dietro l’angolo. Quella delle elezioni regionali dell’anno prossimo. La possibilità che Zaia possa essere ricandidabile pare ormai sfumata definitivamente. Ha già svolto 3 mandati ed un quarto sarebbe davvero eccessivo.
Urso è attento al Veneto
Va da sé che Fratelli d’Italia, forte del grande consenso ottenuto alle politiche e che verosimilmente sarà confermato alle europee, chiederà la presidenza del Veneto. E logica vuole che al tavolo nazionale del controtesta nessuno potrà negargliela, visto che la Lega governa già la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia e la Provincia autonoma di Trento, che Forza Italia ha già Piemonte, Liguria, Sicilia, Calabria e Molise e altre 3 importati regioni, mentre FdI, che è il partito di gran lunga maggioritario, ha solo il Lazio, le Marche e l’Abruzzo.
Ed è proprio in quest’ottica che il coordinatore regionale De Carlo e il ministro Urso si sono confrontati sui criteri da seguire per scegliere chi fra i meloniani ha i numeri per candidarsi alla presidenza del Veneto.