Presidenza Confindustria, il Veneto va alla conta bellamente diviso. L’immagine che daranno ai tre saggi nei prossimi due incontri – a Vicenza e poi a Padova il 9 marzo – sarà quella dei separati in casa. Gli industriali non sono riusciti neppure questa volta a trovare una candidatura comune né con una figura regionale in grado di competere per Roma né come candidato non veneto, ma appoggiato da una delle strutture più forti di viale dell’Astronomia.
Neppure la presenza di un candidato con attività nel Veneto – come Alberto Marenghi – è riuscita a costruire una alleanza fra le varie realtà regionali: Marenghi infatti è riuscito a raccogliere oltre 20 imprenditori appartenenti al Consiglio generale, l’assise di oltre 180 industriali che di fatto sceglierà il presidente il prossimo 4 aprile da proporre all’assemblea generale del 23 maggio. Con lui, appresentanti della Piccola impresa e nel Nordest Confindustria Alto Adriatico, l’associazione che raggruppa gli industriali di Pordenone, Trieste e Gorizia.
Ma né Verona né Vicenza avrebbero sottoscritto la sua candidatura, con qualche polemica interna e molto sconcerto. Gli altri veneti si sarebbero schierati con Antonio Gozzi – che avrebbe in saccoccia Assolombarda (quasi al completo), una parte del Piemonte e Confindustria Veneto Est, la seconda territoriale d’Italia dopo proprio quella lombarda riunendo Padova, Treviso, Venezia e Rovigo.
Con Edoardo Garrone si sarebbero schierati però il presidente di Confindustria Veneto Est Leopoldo Destro e un imprenditore di peso come Mario Moretti Polegato, fondatore della Geox, trevigiano.
La componente di Venezia e Rovigo avrebbe appoggiato invece Emanuele Orsini, inviso a una parte degli industriali di Treviso, che invece si sarebbero schierati con Gozzi in una divisione dei voti (3 più 3 più 3) che ha lasciato fuori Marenghi, provocando le sue vibrate proteste vista anche la sua presenza imprenditoriale con una cartiera nel Padovano.
Questo equilibrismo poco equanime sarebbe il frutto ufficialmente dell’intenzione “istituzionale” di far partecipare in questa fase alla corsa per la presidenza più candidati possibili, ma in realtà la mossa eviterebbe soprattutto di dividere un fronte che può ambire decisamente a una vice presidenza nazionale senza alimentare quel conflitto contro Orsini che dalle parti di Treviso è ancora molto vivo. Tutto deriva da una diatriba diventata anche legale che oppone l’attuale presidente di FederlegnoArredo Claudio Feltrin al suo predecessore, Orsini appunto. Che ha portato alla “scomunica” di Feltrin da parte della Confindustria nazionale e alla sua esclusione dal Consiglio generale (dove quindi non può votare per il prossimo presidente).
Qualche polemica l’hanno accesa anche le mancate dimissioni di Garrone dalla presidenza del Sole 24 ore. Per carità, qui lo statuto parla chiaro, non c’è nessun obbligo, ma molti imprenditori in questa fase e in questo clima avvelenato avrebbero preferito un gesto di eleganza “istituzionale”. Non è il massimo correre per la presidenza di Confindustria stando alla guida del giornale della “ditta”.
Ma anche Gozzi non vola sopra i sussurri dopo le sue uscite sulla stampa per il salvataggio dell’ex Ilva e il richiamo a un intervento diretto degli imprenditori italiani nel dopo ArcelorMittal.
Una chiamata a raccolta che sa tanto di strizzata d’occhio al governo.