(di Bulldog) Che si vinca o che si perda, il dato politico cambia poco o nulla: in Sardegna è una figuraccia. Il Centrodestra è stato chiamato sì per governare, ma soprattutto per cambiare. Cambiare la politica, e cambiare i riti della politica. L’elettorato di centrodestra ha accettato di mandar giù praticamente tutto – dalla nipotina di Mubarak in avanti ha perdonato tantissimo -, ma ora dimostra di non sopportare più le manfrine da Prima Repubblica.
Non ama i tira-e-molla, i riccattucci, le polemiche pre-elettorali. Vuole un leader, un programma e un lavoro che sia coerente con le promesse fatte. Non ama le divisioni. In buona parte non è di un partito, è del Centrodestra e tanto gli basta. Poi all’interno del Centrodestra vota il leader che, in quel dato momento, meglio lo rappresenta. Gli altri, quelli che non ha votato, non li considera nemici, figure ostili, ma opzioni future. Quindi non capisce di che diamine parlano Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega quando baruffano sulle candidature e vivono come una forzatura essere considerati “votanti a prescindere”. Passato il fenomeno Berlusconi vogliono decidersi il leader.
Di questo dovranno fare tesoro i leader veneti del Centrodestra che sembrano impegnati più a scontrarsi su chi farà il presidente che a disegnare una strategia per il Veneto dei prossimi dieci anni. Dove vorrà portarlo questa maggioranza, con quali risorse, con quali impegni per i suoi giovani e i suoi anziani, quali immigrati chiamerà e per fare cosa… delle velleità di De Carlo, di Urso o Zaia poco gli frega.
Così è pronto anche a valutare un’opzione centrista che sparigli le carte. L’ha già fatto a Verona e Vicenza. E il giovane Giacomo Possamai (più che Damiano Tommasi), classe 1990, (nella foto in apertura ilsestante.news) ha le carte in regola (e il potere editorial-economico) per andare all’assalto della Regione. Dopo Alessandra Todde, e lo schiaffo di Cagliari, adesso tutto è possibile…