(b.g.) G7: Verona è da sempre nel cuore dell’economia europea. La scelta di tenere qui (e nella vicina Trento) la prima riunione interministeriale dell’anno a guida italiana risponde sì ad una logica politica – nessuno si nasconde che Verona e l’intero Nordest sono bacino elettorale del ministro al Made in Italy, Adolfo Urso -, ma soprattutto ad un ruolo conquistato in ottant’anni di crescita economica ininterrotta.
Uscita distrutta dalla Seconda guerra mondiale, Verona ha saputo sfruttare al meglio la sua posizione geografica (è il nostro indiscutibile “stellone”) grazie alle scelte lungimiranti di una generazione di grandissimi amministratori pubblici ed alla voglia di fare di migliaia di operai fattisi imprenditori.
Il G7 insomma certifica una vocazione all’intraprendere che è non soltanto di Verona ma dell’intero Nordest: non è un caso che dopo Verona sarà Venezia ad ospitare a maggio una nuova Riunione ministeriale sulla giustizia e Trieste, a giugno, a vedere i ministri dei Paesi che guidano l’economia mondiale affrontare il tema dell’istruzione. Tre summit per dare atto al Nordest del suo ruolo di guida dell’economia italiana, la seconda manifattura d’Europa.
Lo dicono alcuni semplici dati. Prendiamo quelli del Veneto. Da noi nel 2023 il PIL , la spesa delle famiglie, gli investimenti fissi lordi sono cresciuti più della media nazionale. Il PIL pro capite, ovvero la ricchezza che ciascuno di noi produce ogni anno, è stata di oltre 39mila€ contro i 34mila del resto del Paese. 5mila euro in più sono tantissimi.
Nell’anno scorso, il Veneto ha prodotto ricchezza per 165 miliardi di euro; di questi, ben 82 hanno preso la via dei mercati internazionali (Francia e Germania sopra tutti), una quota di export pari al 45,54% contro il 32% che realizza nel suo complesso l’Italia. La bilancia commerciale veneta (la differenza fra esportazioni e importazioni) è in attivo per 10,8 miliardi (quella nazionale è in rosso di 34).
Il tasso di disoccupazione è la metà di quello nazionale – 4,3% contro l’8,2 – con un tasso di occupazione superiore a quello registrato prima del Covid e con una dinamica fortemente espansiva per quanto riguarda l’occupazione femminile cresciuta in un anno del 6,1%.
E ancora: i nostri ragazzi hanno maturato competenze matematiche scientifiche superiori di oltre venti punti a quelle registrate dai loro coetanei dei Paesi dell’area Ocse (e superiori a quelle ottenute in Germania, Francia, Spagna e Regno Unito).
G7, non soltanto valori ma anche politiche concrete
Ma non è soltanto un passato da premiare quanto un futuro che viene scritto in queste ore: centinaia di operai in cinque cantieri diversi stanno scavando la roccia sotto il passo del Brennero per realizzare l’opera ingegneristica più importante del Nord Italia, quella galleria – da Fortezza a Innsbruck: 230 chilometri complessivi di cui oltre 160 già strappati alla montagna – che sposterà il traffico dalle strade alla ferrovia e abbatterà del 70% il tempo per raggiungere il cuore d’Europa dai principali porti del Mediterraneo. Gli scavi finiranno nel 2028; i treni viaggeranno dal 2032: siamo al conto alla rovescia di un’opera attesa da decenni e importante assai più del celebrato Ponte sullo Stretto di Messina.
Verona sarà l’hub di questa infrastruttura, l’elemento centrale, la piattaforma per far viaggiare le merci e collegare le prossime rotte dell’Indopacifico coi mercati del Centro Europa. Abbiamo le aree attrezzate (e quelle di possibile espansione) per farlo, le competenze necessarie, la potenzia finanziaria per realizzarlo. Verona è già la seconda provincia italiana per multinazionali insediate.
Ecco, la Riunione ministeriale del G7 sull’Adige dovrà parlare non soltanto dei valori del libero mercato, ma dare il via ad una strategia nazionale ed europea per riportare all’interno dell’Unione produzioni e competenze strategiche. Ci sono, promessi, già diversi miliardi sul tappeto. Verona, e il Nordest, sono senz’altro l’area economica migliore dove allocarli. Qui non verranno di certo sprecati.