Ieri il  Senato ha approvato il decreto milleproroghe che passa ora alla Camera dove pare che il governo ponga la fiducia nella seduta di mercoledì 22 per evitare che scada il termine per la sua conversione in legge fissato per il 27 febbraio.

Quindi si può ragionevolmente considerare definitiva la versione approvata da Palazzo Madama.
Di particolare interesse generale alcune ‘proroghe’. La più rilevante è quella che per far fronte alla mancanza di medici le aziende del Servizio Sanitario Nazionale fino al 31 dicembre 2026 possono trattenere in servizio, ovviamente su base volontaria, i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta fino a 72 anni. Del prolungamento dell’età pensionabile di due anni se n’era discusso nei mesi scorsi anche per i camici bianchi che lavorano negli ospedali. Ma c’era stata una levata di scudi dei sindacati di categoria. L’obiezione riguardava soprattutto ‘i tappi delle carriere’’: prolungando di due anni la permanenza di coloro che stanno in posizioni apicali veniva bloccata la possibilità degli avanzamenti in carriera degli altri medici. Perciò la norma è stata limitata solo alla medicina di base. Un modo semplice e ragionevole per supplire alla carenza di medici di cui sta patendo il territorio.

Altro provvedimento finalizzato a tamponare la mancanza del personale medico è la proroga a tutto il 2023 delle assunzioni di quei neolaureati in medicina, abilitati all’esercizio della professione medica, reclutati per far fronte all’emergenza Covid. Lo stesso vale per i medici specializzandi negli incarichi loro conferiti. 

E’ stato inoltre prorogato al 31 dicembre 2024 l’uso della ricetta elettronica.

Infine sono state confermate come regioni benchmark il Veneto, la Lombardia, l’Emilia-Romagna, l’Umbria e le Marche. Ciò significa che sono regioni di riferimento ai fini della determinazione dei fabbisogni sanitari standard regionali