Stamattina a Roma il consigliere regionale del Veneto Alberto Bozza (Forza Italia), con il deputato di Forza Italia On. Flavio Tosi, ha incontrato il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin. Tra i temi sul tavolo quelli che riguardano il lago di Garda e che preoccupano il suo comparto economico (turismo, ristorazione, balneazione, navigazione, pesca): livelli minimi delle acque e gestione della risorsa idrica; ripopolamento del coregone, sul quale entro un anno si esprimerà il nucleo di ricerca e valutazione istituito proprio al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Problematiche che Bozza ha posto anche in Regione Veneto presentando due specifiche mozioni.

Livello delle acque. Il lago Garda è uno dei più importanti bacini idropotabili d’Europa, parte della sua acqua è utilizzata per le vicine zone agricole del bacino del Po sul Mincio. Al riguardo Bozza con il Ministro Pichetto Fratin si è soffermato sulle criticità dell’attuale quadro normativo: in primis sula cosiddetta legge Galli del 1994 (legge n. 36 del 5 gennaio 1994) che conferisce durante i periodi di carenza idrica priorità, dopo l’uso umano, all’uso agricolo; ma Bozza ha sottolineato anche la vetustà dell’attuale parere del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, risalente al 1965, che stabilisce la regolazione delle acque (parere n. 55 dell’11 marzo 1965). “E’ evidente – spiega Bozza – che rispetto ad allora la vocazione dei territori del lago è cambiata. Non sono più zone prettamente agricole, ma che vivono di turismo, ristorazione, alberghiero e ricettivo, balneazione, navigazione e pesca. Pertanto credo sia opportuno riequilibrare e riaggiornare l’attuale impianto normativo in modo da garantire, con l’agricoltura, anche tutti i comparti che lavorano grazie all’indotto turistico”. Bozza ha inoltre chiesto al Ministro di istituire la figura di un commissario per ogni distretto idrografico, allo scopo di realizzare una serie di opere necessarie da prevedere nei piani dei distretti idraulici.

Coregone. Sarà appunto il nucleo di ricerca e valutazione – in base all’indirizzo della direttiva europea Habitat del 1992 per la salvaguardia della fauna e della flora selvatica locale, e alle norme italiane (l’ultima il DPR 102/2019) – a chiarire finalmente quali sono le specie ittiche autoctone e alloctone che possono essere o non essere immesse nelle acque, a cui seguirà un decreto ministeriale.

Bozza ha fatto presente al Ministro che il coregone “è patrimonio storico del Garda, pur non essendo propriamente specie ittica autoctona. Tuttavia vi è da oltre un secolo e ha sempre convissuto in equilibrio con la fauna e la flora del lago. Di fatto si può definire specie para-autoctona, quindi consentirne ancora il ripopolamento”.  

La risposta del Ministro. Bozza e Tosi si dicono soddisfatti dell’incontro: “Il Ministro ha preso atto dei due problemi sollevati, di cui era comunque a conoscenza, e ha dimostrato particolare attenzione e sensibilità al tema del livello dell’acqua del Garda. Si è poi dimostrato interessato e aperto all’ipotesi di istituire, su richiesta delle regioni interessate, la figura di un commissario per ogni distretto idrografico”.

Sul coregone, il Ministro seguirà senz’altro i lavori del Nucleo di ricerca e valutazione. Bozza e Tosi auspicano, con un certo ottimismo, che il nucleo nell’elaborazione nella sua analisi possa tenere conto dei ragionamenti fatti oggi, in modo da consentire l’immissione, quindi il ripopolamento, del coregone nel lago di Garda, al pari delle specie autoctone. 

Bozza conclude: “Abbiamo esteso l’invito al Ministro per un incontro sul lago di Garda con i Sindaci e i soggetti interessati e competenti sulle questioni discusse oggi”.