Una parlamentare di FdI, Maria Carolina Varchi, ha presentato una proposta di legge di cui è prima firmataria per considerare reato anche la maternità surrogata venuta all’estero. La Pdl è stata assegnata alla Commissione Giustizia della Camera che ora la deve calendarizzare.
La legge in vigore dal 2004 sulla procreazione assistita vieta ai cittadini italiani di ricorrere alla maternità surrogata. Ma fatta la legge, dice il proverbio, trovato l’inganno. Alcuni italiani per aggirare la legge si rivolgono all’etero in quei paese dove è possibile ‘affittare’ una donna che, generalmente per bisogno, dietro compenso in denaro accetta o di farsi fecondare un suo ovulo da un donatore, oppure di farsi impiantare nel suo utero l’embrione ottenuto da una fecondazione in vitro.

Il risultato di questa operazione, al di là delle implicazioni morali ed etiche, ha prodotto non pochi problemi giuridici: di chi è figlio il bambino che nasce?  Della madre in affitto nel caso si anche la madre biologica. Ma se la donna che ha portato aventi la gravidanza è diversa da quella genetica?  Chi è la madre? O lo sono entrambe? E nel caso che i donatori dell’uovo e del seme dai quali è scaturito l’embrione saranno genitori al pari della donna che ha condotto la gestazione, il bambino avrà tre genitori invece di due? O di più: con questa modalità, se l’embrione è il risluato della combinazione genetica di due gameti maschili o femminili il bambino avrà tre mamme? O due papà e una mamma? Siamo alla follia.
La proposta di legge di Fratelli d’Italia estende anche alla maternità surrogata commessa all’estero da cittadino italiano le pene previste dalla legge n. 40/2004 sulla procreazione assistita:la reclusione da tre mesi a due anni e una multa da 600.000 a un milione di euro.
Tale iniziativa non può che ricevere l’approvazione di tutti coloro che sono convinti che i progressi della scienza devono essere messi al servizio della natura nell’alveo delle sue leggi. Non può e non dev’essere uno strumento per stravolgerle. Prima di tutto nell’interesse del nascituro, che dev’essere sempre prevalente sul desiderio di genitorialità, inappagato per vari motivi.  E poi per una questione di giustizia sociale e di rispetto della persona. E’ inammissibile che alla base di una vita ci possa essere un atto di sfruttamento del corpo della donna per bisogno attraverso il denaro.