Il Parlamento europeo ha approvato con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astenuti la direttiva sulle case green. Adesso l’iter prevede altri due passaggi e se approvata, sarà operativa dal 2032. Ma non è scontato perché alcuni partiti e alcuni stati non sono d’accordo. Anche perché un provvedimento analogo, come quello dello stop alle auto a benzina e diesel è stato bloccato dall’opposizione.

Contraria la Lega, che per bocca di Paolo Borchia, europarlamentare veronese, ha dichiarato: «Noi, coerentemente, abbiamo votato contro questo provvedimento che è un vero e proprio attacco al nostro Paese. Invece altri europarlamentari – tra i quali esponenti italiani del Pd e del M5S – si sono espressi a favore. La sinistra italiana, e veneta, per l’ennesima volta non fa gli interessi dei nostri territori ma punta a mandare in crisi chi fatica a ristrutturare casa».
«Si tratta di una direttiva demenziale – continua Borchia-  perché mancano imprese edili per raggiungere gli obiettivi nei tempi prefissati e aumentano fortemente i timori per gli effetti sui prezzi dei materiali. Ricordo che oltre 70% del patrimonio immobiliare italiano è in classe E, e il 74% degli immobili è stato realizzato prima dell’entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico e la sicurezza sismica. Non solo, l’Ance riporta che su 12,2 milioni di edifici residenziali, oltre 9 milioni ‘non sono in grado di garantire le performance energetiche indicate dalle nuove normative e soprattutto nei tempi brevi previsti’ dalla proposta di Direttiva europea sull’efficienza energetica. In gioco non c’è l’ideologia green dei soliti radical chic di sinistra, anche veneti, ma il bene più prezioso di ognuno di noi. NO, quindi, ad una strategia ridicola e irrealizzabile – conclude Borchia – che avrà come unica conseguenza quella di svalutare le case nostre case e creare speculazione immobiliare. Più che case verdi, veneti al verde».

Contrari anche i parlamentari di FdI che considerano l’efficientamento energetico degli edifici è un obiettivo condivisibile ma non perseguito sulla pelle dei cittadini. 

“Il testo approvato oggi detta tempi irragionevoli, non tiene conto delle differenze tra i vari stati membri e non fa chiarezza sugli stanziamenti previsti per sostenere questo percorso. In queste condizioni, si prospetta una vera e propria ‘patrimoniale mascherata’ ai danni dei cittadini che dovrebbero farsi carico di esborsi ingenti per ottemperare agli obblighi della direttiva. Il tutto ulteriormente peggiorato dal probabile aumento dei costi del materiale edilizio” spiegano in un comunicato gli europarlamentari Procaccino, Fidanza e Fiocchi. «Questo aggravio sarebbe ancora più pesante nel caso dell’Italia, che ha un patrimonio immobiliare dal grande valore storico e culturale». 

Confedilizia ringrazia il centrodestra di aver votato contro. «Da oggi, ha inizio una fase di negoziazione che vedrà protagonisti anche i governi dei Paesi dell’Unione – dice Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia-. In questo contesto si inserisce l’approvazione da parte della Camera dei deputati, mercoledì scorso, di una mozione di maggioranza che ha impegnato il governo italiano ‘ad adottare le iniziative di competenza presso le competenti istituzioni europee al fine di scongiurare l’introduzione di una disciplina’ giudicata pericolosa per il nostro Paese. Chiediamo al presidente del Consiglio di impegnarsi in prima persona per il raggiungimento di questo obbiettivo”.