(di Elisabetta Gallina) I sigilli sulla Stella Cometa, come disposto del giudice per le indagini preliminari, Maria Cecilia Vitolla, sono stati rimossi oggi e pare potrà finalmente iniziare la rimozione dopo cinque mesi dalla rovinosa caduta. Un “cold case” veronese con ancora molti punti interrogativi.
“E Lucevan le stelle” si canta da cento anni in Arena. Chissà che effetto farà sentire l’aria più celebre della Tosca di Puccini con una stella, la Stella Cometa di Verona, piantata ai piedi del tempio della lirica. Dalle preoccupazioni iniziali, all’ironia poi, c’è chi addirittura trova nelle punte in acciaio piantate in Bra un segno del nostro tempo e quindi, cimelio meritevole di ricordarci il Natale tutti i giorni dell’anno, per il resto dell’eternità. I sigili sono stati rimossi, ma dello smontaggio ancora non v’è certezza.

Un pezzo di storia dei veronesi, dall’anno 1984.
La stella fu creata da Rinaldo Olivieri su idea di Alfredo Troisi con la lunga coda che origina dall’interno dell’anfiteatro e atterraggio in Piazza Bra. Doveva inizialmente essere utilizzata solo per l’inaugurazione della rassegna dei presepi poi, come accadde per la Tour Eiffel, catturò talmente tanto l’interesse di veronesi e turisti da diventare il simbolo natalizio della città. Alta 70 e lunga 82 metri, 80 tonnellate di acciaio per 2.500 bulloni, la Stella di Natale nel tempo è anche entrata nel guinness world records come archistruttura più grande al mondo.

Storia recente, invece. La stella precipita rovinosamente, creando numerosi danni. A seguito di una complessa vicenda giudiziaria, è ancora lì con le sue punte a prendersi un sole quasi estivo. Ma cosa accadde quel giorno? Torniamo al 23 gennaio 2023. Quel giorno tira un forte vento. Durante le operazioni di smontaggio, che pesa la bellezza di 70 tonnellate, la parte terminale della coda, sollevata, cade da diversi metri nel vuoto, andando a colpire i gradoni più alti dell’anfiteatro e precipitando poi fino in platea. C’è chi parlò di danni irreparabili.

Ma di chi è stata la colpa? Il giudice ha puntato la lente su dodici persone. Nei guai sono finiti gli operai che si occuparono delle operazioni di smontaggio, oltre al responsabile di cantiere, al direttore dei lavori, ai vertici della Fondazione Verona per L’Arena che da sempre si occupa dell’installazione della Stella di Natale sull’Arena e ai tecnici del Comune, proprietario dell’anfiteatro. L’accusa, per tutti, è quella di «aver danneggiato in modo irreversibile un’intera gradinata dell’anfiteatro Arena», a causa del «diffuso sbriciolamento degli spigoli di numerosi gradoni».

Una girandola di responsabilità che sembra ancora non portare alla parola fine della vicenda. Le voci si rincorrono: i responsabili di cantiere non avrebbero vigilato adeguatamente; i lavori non si sarebbero dovuti eseguire per il forte vento; il titolare dell’azienda appaltatrice non avrebbe fornito adeguata formazione ai dipendenti; le operazioni di smontaggio non si sarebbero svolte adottando cautele adeguate e proporzionate alla tutela del monumento. E ancora. Non ci sarebbe stata selezione accurata dell’impresa appaltatrice e i tecnici del Comune, per l’accusa, avrebbero omesso un’adeguata attività di tutela di un bene di incommensurabile valore.

E ora? Incognita date future, sempre più vicine.
Innanzitutto quella del 13 giugno, giorno della scadenza della perizia: sul tavolo del magistrato dovranno arrivare risposte a domande determinanti ai fini delle indagini. Nel vortice delle date si innestano, poi, quelle delle imprese a cui serve la disponibilità dell’Arena per proseguire con gli allestimenti, le scenografie della stagione lirica: il 16 giugno ci sarà la Première di Aida, trasmessa in mondovisione. Ancora più vicine le date dei concerti. Come quelli di Lazza o Sfera Ebbasta che, a poche settimane dalle loro date, ancora non hanno dettagli tecnici sulla loro “notte” da vivere sul palco più bello sotto le stelle.