(di Bulldog) C’è un tema di fondo che sorge spontaneo dalla querelle Renzi-Calenda. Senza entrare nel giochino “chi ha ragione/chi ha torto” oppure “chi vince/chi perde” sembra evidente che nei fatti un fantasma si aggira nella politica italiana ed è quello del mitico “centro”. Bisognerebbe togliere la flebo mediatica che tiene in piedi questo balletto e dire le cose come stanno: l’Italia dal 1994 prova il bipolarismo e la costruzione di due grandi partiti: uno conservatore ed uno progressista. Ogni volta che siamo andati vicino all’obiettivo, siamo stati ricacciati indietro da politici che per bramosie personali, incapacità di accettare una sconfitta dentro al loro partito hanno cercato di rompere questo meccanismo appellandosi agli elettori – certamente anziani e non più giovanissimi – della vecchia DC, del PRI e del PLI.

Davvero, ne sentiamo ancora il bisogno? Servivano nella Prima Repubblica, in un meccanismo proporzionale che dopo il ventennio di “quando c’era Lui” doveva garantire rappresentanza a chiunque e che tutto sommato aveva un senso avendo più di un terzo dell’elettorato fuori da vere possibilità di governare realmente: PCI da una parte; MSI-DN dall’altra. Ma adesso? che senso ha?

A cosa servono partiti il cui unico scopo è far cadere il governo faticosamente eletto con una legge elettorale da Terzo Mondo? quanto costa in termini di efficienza questa minoritè-de-blocage che, assieme a 25 anni di lotta politica attraverso le Procure, ha reso impossibile governare questo Paese? Abbiamo tantissimi esempi di inefficienza pubblica generate da questi giganti dell’1-2% che sono il brodo di coltura di tantissime aberrazioni: abbiamo tolto potere ai politici per darlo ai tecnici per poi scoprire che i tecnici non firmano e non mandano avanti le pratiche per mere ragioni corporative. Abbiamo spinto per un sistema bipolare, ma teniamo basse le soglie di sbarramento ai due rami del Parlamento di cui uno palesemente inutile, il Senato. Abbiamo abolito le Province, per poi tenerle in forma light e per poi riproporle come “grande riforma” entro quest’anno. Abbiamo fatto una buona legge per il governo delle città ma non vogliamo portarla al livello superiore perchè ai partiti la stabilità fa paura.

Prendiamo la palla al balzo: il terzo polo, i moderati del centro non ci sono più, non sono in grado di costruire un’area in grado di determinare ad libitum la vita pubblica con la loro sozza politica dei due forni.

Ci sono i Conservatori. Ci sono i Progressisti. Chi vuole fare politica si accasi in uno dei due poli. Ci sono due leader che hanno diritto a contendersi il potere. Che ce ne facciamo del resto? cosa ci ha portato di buono questo centrismo che sa soltanto dire che lui sì che sarebbe capace di governare, di scegliere gli uomini migliori, di cambiare il Paese. Ci avete preso per il culo per un quarto di secolo.

E’ ora che torniate a fare un lavoro vero. La Patria riconoscente vi garantirà una pensione, lauta. Assieme ad un sigaro e ad un titolo di cavaliere che come insegnavano i Savoia proprio non si negano a nessuno. Il vostro sigaro sarà una bella pensione. Avete l’1, il 2 fors’anche il 3%. Gli Italiani vi hanno visto, conosciuto, amati e pesati. Non siete mai d’accordo fra di voi, a Roma come in provincia. Quindi ora, cari moderati-centristi-terzopolisti et similia: gentilmente, fuori dai coglioni!