(di Giovanni Perez) Anche un regime politico che si professa laico, può celebrare ricorrenze che competono con quelle religiose, addirittura oltrepassandole per intensità emotiva, come accade ogni anno sempre di più, con il 25 Aprile. Nonostante il fatto che l’attuale ordinamento giuridico sia sorto, prima ancora che ispirandosi ai principi di libertà e socialità, sul rifiuto di quello Stato etico che il Regime fascista indicò quale sua espressione essenziale, prima ancora che potersi definire totalitario o corporativo, sebbene mascherato anche oggi esiste uno stato a suo modo etico.
Coloro che invocano i valori dell’antifascismo – che erano, in realtà, quelli del pensiero laico, liberale, socialista e addirittura massonico – a fondamento della Costituzione italiana, auspicano, proprio come lo Stato fascista, un’architettura etica per l’attuale ordinamento giuridico, politico, economico. Ovviamente, l’etica democratica, come quella liberale o socialista, peraltro, tra loro non del tutto sovrapponibili, è molto diversa da quella che cercò di creare il fascismo, ma, in entrambi i casi, tutti questi sistemi etici sono diventati progetti educativi, per cui anche nelle democrazie cosiddette liberali, sono state avanzate eccezioni al principio della libertà di pensiero, talune ideologie diventando reati di opinione penalmente perseguibili.
Nei sistemi socialisti, come sappiamo, quella libertà di pensiero, che dovrebbe figurare proprio tra i valori della Resistenza, venne pressoché calpestata e il fatto che gli eredi del comunismo reale e del Gulag ritengano che il 25 Aprile sia di loro esclusiva proprietà, getta tutti loro nel grottesco, anzi, peggio ancora, nel ridicolo, così come è ridicolo il fatto che su questa data vi sia una e una soltanto verità storica possibile. Da qui gli spregevoli ricatti mossi all’attuale governo e, più in generale alla Destra nel suo insieme.
In realtà, negli anni drammatici della guerra civile, che la storiografia partigiana definisce invece di liberazione, si affrontarono due idee dell’Italia, così come due idee di libertà, di società, di umanità. La storiografia dei vincitori eredi del social-comunismo, ancor oggi nostalgica della guerra civile e convinta che non furono regolati i conti fino in fondo, sopravvive nella convinzione profonda che i partigiani abbiano ucciso troppo pochi fascisti e partigiani anticomunisti, negando dignità e legittimità a quell’Italia che non accettò il “tradimento del 25 Luglio” e il cambio di alleati dopo l’8 Settembre.
Coloro che ritengono di lordare con altro sangue il tricolore nazionale, in nome di una eterna, fratricida guerra civile, nella loro immaturità e radicale assenza di senso della storia, ancora per molto tempo impediranno di veder affermata l’unica possibilità per l’Italia di guardare in faccia il già fin troppo problematico futuro che l’aspetta; di rendere il 25 Aprile una ricorrenza davvero condivisa, andando oltre le ragioni dei Vinti e dei Vincitori, per vedere finalmente in essa la fine di una tragica guerra civile e veder in seguito edificarsi sulle macerie da essa provocate, la rinascita dell’Italia, nella diversità delle sue componenti, così come è sempre stato nel sua storia millenaria. (foto Rainews)