La presenza del ministro dell’Università e della ricerca Scientifica Anna Maria Bernini (qui il nostro video) all’inaugurazione dell’anno accademico del’Università di Verona è stata monopolizzata dalla protesta abitativa degli ‘studenti in tenda’ che hanno manifestato civilmente davanti al Polo Zanotto. Nel corso della cerimonia Francesca Flori, presidente del Consiglio degli Studenti, ha preso la parola subito dopo la relazione del Magnifico Rettore ed ha rappresentato con parole chiare e decise le rivendicazioni degli studenti che per la maggior parte non possono usufruire degli alloggi messi a disposizione dall’ateneo. «Io vengo da Frosinone – ha detto la ragazza- ed ho 22 anni. Per pagarmi l’alloggio ho dovuto trovarmi un lavoro. Ma i turni massacranti e la retribuzione da fame mi impediscono di continuare a studiare. Quindi ho deciso che abbandonerò gli studi». Questo il sasso che la rappresentante degli studenti ha lanciato nello stagno della grande aula gremita di autorità, politici e rappresentanti della società civile. Ad ascoltarla, oltre al Magnifico Nocini, anche Anna Maria Bernini, che nel suo intervento le ha risposto direttamente, non prima di aver fatto aprire le tende della grande vetrata che dava sul giardino dove c’erano i manifestanti, ed anche le finestre, in modo da permettere una certa partecipazione e di dare un segnale di rispetto e di attenzione alla loro protesta.

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«Anch’io sono stata universitaria, e piuttosto frizzante- ha detto-. Figuriamoci se adesso mi metto a farvi la morale!»  L’atteggiamento mentale del ministro è stato disponibile e accogliente, anche perché, ha sottolineato come massimo rappresentante del mondo accademico «gli studenti universitari i nostri datori di lavoro!»

«E non mi si venga a dire, come fanno tanti, che ai nostri tempi abbiamo studiato facendo i pendolari» ha osservato riferendosi a quanti non si capacitano della protesta abitativa e considerano le rivendicazioni studentesche delle pretese inaccettabili. «I tempi sono cambiati. Oggi ci sono esigenze e un contesto completamente diversi. Tanto che ho pensato ad un ‘Erasmus italiano’, nel quale i giovani possano fare esperienze trasferendosi da un’università all’altra, magari da un capo all’altro del paese». Cosa che implica necessariamente attenzione al problema abitativo che gli studenti sollevano.

Quindi massima apertura da parte del governo alle loro istanze. Bernini si è impegnata a trovare 50 mila nuovi posti abitativi entro il 2026, anche attingendo ai finanziamenti del Pnrr. Ed un primo risultato l’ha già ottenuto: quello di vincolare 7.500 nuovi posti letto finanziati dall’Europa ad essere destinati agli studenti universitari fuori sede. Insomma, la buona volontà c’è. Sono i soldi che mancano. «Io sono riuscita con molta fatica – ha riferito il ministro- a farmi stanziare un miliardo per l’Università nella legge di bilancio». Ma, ha spiegato, un miliardo non basta per fare tutto. La chiave per risolvere il problema è la sinergia con il privato. Esattamente come ha fatto Nocini a Verona. Il pubblico da solo non ce la può fare.