Luca Campedelli non s’arrende. Non ci pensa a rinunciare a quella che è stata la sorprendente creatura calcistica della sua famiglia, che dai campetti di periferia è arrivata a farsi applaudire nei più accreditati templi del calcio. Difficile rassegnarsi alla fine di quella che era stata definita la favola dei ‘mussi volanti’, che si era attirata le simpatie di tutto il mondo del calcio e anche oltre. Non è da tutti partire da un quartiere di Verona e arrivare ai vertici del calcio italiano. Ma come tutte le favole anche quella del Chievo finisce. E’ il 2021 quando la mannaia della giustizia sportiva s’abbatte sulla società a causa di problemi finanziari e di quelle plusvalenze che oggi sono state scoperte anche a carico della Juve. S’era giustificato, il povero Campedelli, povero perché senza santi in paradiso, che ‘così fan tutti’. E in qualche modo aveva anche ragione. Ma non c’è stato verso. La sua favola è stata espulsa dalla Figc e dichiarata fallita.
Nel frattempo Sergio Pellissier, bandiera del Chievo, era sceso dalla barca che affondava e s’era messo in proprio per continuare a modo suo il percorso dei ‘mussi volanti’. Volando basso, molto basso: partendo dal campionato di ‘Eccellenza’ con la neo-nata Clivense, col progetto di scalare tutti i livelli del calcio e tronare in alto.
Il 23 giugno, quelli che furono il presidente e il capitano, si troveranno nello studio del curatore fallimentare Renzo Panozzo per partecipare all’apertura delle buste con base d’asta fissata a 523 mila euro, risultante del valore della matricola e del titolo sportivo. Chi vincerà s’aggiudicherà il brand del Chievo Verona. E l’onere di ricostruirlo. Pellissier ha già ricominciato con la Clivense. Campedelli lo farebbe con un accordo con il Vigasio. Ma prima c’è, ineludibile, l’asta.