«I dati del Veneto sono allarmanti: dopo quattro mesi la regione è ancora sul podio dell’emergenza morti sul lavoro, sia per numero di vittime sia per denunce di infortunio totali. Una proiezione tragica che parla di 29 decessi da gennaio ad aprile, dei quali 23 in occasione di lavoro e 6 in itinere. Sono 22.512 le denunce di infortunio su un totale di 187.324, vale a dire oltre il 12% di quelle rilevate in tutto il Paese. Tant’è che il Veneto è secondo in Italia per numero di vittime dopo la Lombardia ed è terzo per numero di denunce totali dopo la Lombardia ed l’Emilia-Romagna»: la lettura dei dati del primo quadrimestre colpisce Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, che evidenzia una mappatura a dir poco sconfortante per la regione.
E per definire ancor meglio la situazione dell’insicurezza sul lavoro in regione, l’Osservatorio mestrino elabora una mappatura del rischio rispetto all’incidenza della mortalità.
L’Osservatorio mestrino studia, infatti, da circa 14 anni il rischio di infortunio sul lavoro e da tre anni divide l’Italia a colori, alla stregua della mappatura utilizzata durante l’emergenza pandemica. Ed è proprio da questa analisi che arriva il dato più sconfortante per la regione, come già evidenziato da Mauro Rossato.
La zona arancione, quella in cui è entrato il Veneto a fine aprile 2023, è la zona che, dopo la rossa, raggruppa le regioni con l’incidenza di mortalità sul lavoro tra le più elevate a livello nazionale. In sostanza, a fine aprile 2023 il rischio di infortunio mortale in Veneto (10,7 morti per milione di occupati) risulta comunque superiore rispetto alla media nazionale (pari a 9).
Nel dettaglio, poi, a fine aprile del 2023, sono 3 le province venete che si trovano in zona rossa: Rovigo (21,5), Verona (19,2) e Treviso (13,2). Notevolmente più alte, dunque, sia rispetto alla media regionale (10,7) che a quella nazionale (9). Padova in zona arancione, Venezia in zona gialla.
Un terzo dei decessi si è verificato in provincia di Verona (10); seguono Padova e Treviso (5), Venezia (4), Vicenza (3) e Rovigo (2).
Alla fine del primo quadrimestre 2023 le denunce di infortunio totali sono diminuite del 27% rispetto alla fine di aprile del 2022: erano 30.816 e ora sono 22.512. Ma questa riduzione è in realtà dovuta quasi esclusivamente alla scomparsa dalle statistiche degli infortuni connessi al Covid.
Le Attività Manifatturiere sono ancora in cima alla graduatoria delle denunce di infortunio in occasione di lavoro (4.026). E sono seguite da: Costruzioni (1.153), Commercio (1.086), Sanità (1.078) e Trasporti e Magazzinaggio (999).
Da gennaio ad aprile 2023 è sempre la provincia di Verona quella con il più elevato numero di denunce totali di infortunio: 4.522. Seguono: Vicenza (4.476), Padova (4.285), Treviso (4.014), Venezia (3.579), Belluno (850) e Rovigo (786).
Infine, sono 7.703 le denunce delle donne lavoratrici e 14.809 quelle degli uomini. Le denunce dei lavoratori stranieri sono 5.551 (quasi un quarto del totale). Le denunce di infortunio fino a 14 anni sono 2.105, ovvero il 10% del totale dei coetanei del Paese.