Nel 2020 le piccole imprese con meno di 5 milioni di euro di fatturato hanno versato 19,3 miliardi di euro di imposte. Nel 2021 le 25 filiali italiane dei principali gruppi mondiali di web e software hanno pagato solo 186 milioni di euro. Una cifra ridicola che a sua volta ridicolizza tutti quelli che accusano i piccoli imprenditori di essere i principali responsabili dell’evasione fiscale in Italia.
E’ la Cgia a metterlo in evidenza con uno studio sugli ultimi dati disponibili. Risulta infatti che i piccoli imprenditori hanno pagato 19,1 miliardi in più dei giganti del web presenti in Italia che solo nel 2021 hanno avuto nel nostro paese un giro d’affari di 8,3 miliardi. Il popolo delle partite Iva, invece, paga tasse 104 volte di più.
Secondo Mediobanca il livello medio di tassazione sui colossi del web è intorno al 33,5%. Nelle piccole imprese e attorno al 50%. Ciò accade perché il 30% dell’utile ante imposte è tassato nei paesi a fiscalità agevolata.
Può ovviare a questa forma di aggiramento fiscale l’applicazione di una minimum tax con aliquota al 15% in capo alle multinazionali che fanno fatturati oltre i 750 milioni di euro. La misura, introdotta da una direttiva europea del dicembre 2022, entrerà in vigore dal 2024 e dovrebbe consentire al nostro erario di incassare 3 miliardi aggiuntivi.
Ma ci sono anche alcuni grandi player italiani – ricorda la Cgia- che hanno trasferito la sede fiscale o quella legale, magari solo di una consociata, all’estero, perché lì è possibile beneficiare sia di una legislazione societaria molto favorevole.
Quelli che credono che l’evasione si combatta a suon di scontrini e di pagamenti tacciabili sono serviti!