Ieri manifestazioni in 39 città italiane dei sindacati medici e delle associazioni di pazienti in difesa del Sistema Sanitario Nazionale e della sanità pubblica. Le organizzazioni sindacali lanciano ormai da tempo l’allarme di una deriva verso il privato a causa delle risorse insufficienti destinate al pubblico e che mette a rischio il sistema universalista, ossia quello che garantisce cure gratuite a tutti per il semplice fatto di esistere. Un principio sacrosanto, che però si scontra con l’inadeguatezza delle risorse che lo Stato destina alla salute dei propri cittadini: 136 miliardi di euro per l’anno in corso, pari al 6,2% del Pil, mentre la media europea è del 12%.
Personale sanitario con pessime condizioni di lavoro; liste d’attesa lunghissime; congestione dei Pronto Soccorso intasati da accessi spesso inappropriati a causa delle carenze della sanità territoriale; carenza dei posti letto; mancanza di medici e infermieri, molti dei quali abbandonano per andare a lavorare nel privato; definanziamento della prevenzione; inadeguatezza dei Lea sono le disfunzioni del sistema che impongono un rifinanziamento del Ssn.
I sindacati individuano tra le cause la “mancanza storica di politiche sanitarie strutturali e omogenee sul territorio nazionale, non frammentate in 21 rivoli regionali che da tempo scaricano sui professionisti le responsabilità dei disservizi vittime di una governance datata che condiziona ruoli, processi e relazioni in una cornice burocratica asfissiante”.
Ricorre nelle loro critiche l’attacco alla riforma in corso dell’autonomia differenziata e la critica al fatto che la sanità è gestita anche attualmente dalle Regioni. Per loro i problemi si dovrebbero risolvere attraverso la centralizzazione. Ma dimenticano che per esperienza in Italia la centralizzazione comporta il livellamento al basso. E per i Veneti o i Lombardi o gli Emiliani ritrovarsi con una sanità al livello della Calabria può essere solo motivo di spavento.
La verità è che dopo il cahier de doleances, peraltro note a tutti e scontate, dai sindacati medici ci si aspetterebbe una proposta concreta e realistica. Che non è arrivata neanche in occasione della manifestazione di ieri.