In Italia l’osteoporosi è alla base di circa seicentomila fratture all’anno. E’ una malattia scheletrica caratterizzata da una riduzione della massa e della qualità delle ossa che diventano fragili e soggetti a un maggior rischio di fratture
Sono 5 milioni le persone che ne sono affette, soprattutto donne. Da alcuni anni ha un effetto positivo su questa malattia delle ossa una categoria di farmaci, i Bifosfonati, che rallentano il riassorbimento osseo e i monoclonali, come il Denosumab che stimolano l’apposizione di calcio. Farmaci che sono utilizzati anche nella cura delle metastasi ossee nei pazienti oncologici. A fronte dei buoni risultati del loro utilizzo è emersa una possibile complicanza di una certa gravità: l’osteonecrosi delle ossa mascellari, ovvero una degenerazione dell’osso mascellare in seguito a interventi di chirurgia orale. Si tratta di una complicanza con un’incidenza molto bassa, che però genera timori sia nel dentista che nel paziente.
Considerato che la necessità di curare l’osteoporosi per prevenire le frattura è un’indicazione all’utilizzo di questi farmaci la cosa migliore da fare sarebbe quella di avere sempre la bocca sana, per non trovarsi poi nelle condizioni di dover affrontare degli interventi cruenti durante la terapia con i Bisfosonati. Prima di iniziare la terapia per l’osteoporosi è quindi necessario andare dal dentista e risolvere anticipatamente tutti quei problemi che potrebbero insorgere durante la somministrazione dei Bifosfonati. Quando ciò non avviene è bene che il dentista si accordi con l’ortopedico, l’endocrinologo o comunque il medico che li ha prescritti circa la tempistica degli interventi e l’eventuale sospensione della cura.