L’Italia fra i paesi più avanzati e quello dove ci sono gli stipendi più bassi. Lo rivela l’Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Dopo la pandemia il potere d’acquisto dei salari è calato del 7,5% all’anno rispetto al periodo precedente la pandemia. Il rallentamento dell’inflazione dovrebbe portarlo al 3,7%. 

Ci sono poi le croniche differenze interne, fra Sud e Nord, dove secondo uno studio della Cgia di Mestre i lavoratori del privato lavorano quasi 2 mesi in più all’anno dei colleghi del Sud, con la conseguenza che hanno una retribuzione più alta del 34%. Ciò non significa che nel meridione non si lavori. Solo che lo si fa in ‘nero’. Nel 2021 le giornate lavorative al Nord (dati Inps) sono state 247. Al Sud, 211. Il che significa, valutando i giorni lavorativi, che a nord si lavora 36 giorni in più, cioè quasi due mesi. Diversa anche la retribuzione media giornaliera lorda: nel Nord  di circa 100 euro. Al sud di 75.
Colpa dell’economia sommersa, la precarietà e del lavoro ‘nero’, che evidentemente non viene contrastato nei dovuti modi e che quindi produce un divario sempre maggiore fra le due aree del paese.

Rimane il fatto che in Italia, complessivamente, i lavoratori guadagnano di meno dei loro colleghi degli altri paesi avanzati.