Diagnosi precoce e prevenzione fin da piccoli. Così si fronteggia il melanoma, il tumore cutaneo che in 7 casi su dieci si manifesta nella cute sana e solo in 3 casi su 10 da una mutazione di un neo esistente. La corretta esposizione al sole è uno dei cardini della prevenzione, che significa evitare le ore centrali del giorno (dalle 11 alle 15) e utilizzare sempre la crema protettiva, anche come deterrente contro l’invecchiamento della pelle. Ma la precauzione ancora più importante è di evitare le scottature da raggi solari nei bambini fino all’adolescenza, come conferma il professor Giampiero Girolomoni, direttore Uoc Dermatologia.
“Il melanoma insorge tra i 30 e i 50 anni, ben prima dell’età a rischio per altre neoplasie. Per questo è fondamentale evitare le scottature nei bambini”, avverte il prof Gerolomoni. “Per gli adulti, la precauzione è di fare un controllo quando si vede un nevo che cambia forma velocemente oppure se è di colore nero, non marrone. In questo modo si attua la diagnosi precoce che è salvavita perché si tratta di eventuali lesioni iniziali, asportate con un intervento di un piccolo allargamento della cicatrice del nevo. Negli ultimi anni, è aumentata e diventata costante l’attenzione ai controlli periodici e questo permette di intervenire subito”.
La diagnosi precoce permette di agire nello stadio iniziale, ma se le lesioni maligne ai nevi sono di dimensioni maggiori in Aoui vengono asportate dalla Uoc Chirurgia plastica, diretta dal dottor Maurizio Governa, che interviene con incisioni più profonde quando lo spessore supera 0,8 millimetri. Si tratta di un neo che, indipendentemente dal diametro superficiale, ha acquisito uno spessore sottocutaneo più significativo e quindi l’incisione è più allargata e riguarda anche il linfonodo sentinella. La Chirurgia plastica di Verona è una delle poche in Italia che fa lo svuotamento linfonodale (compresa l’eventuale rimozione di tutti i linfonodi del bacino interessato) per la consolidata tradizione chirurgica, negli anni passati, dei primari Silvano Furlan e Dino Barisoni. Sono un centinaio l’anno i casi di melanoma che oggi arrivano all’equipe del dottor Governa, ma solo il 20% ha bisogno dello svuotamento del bacino interessato individuato con una linfoscintigrafia.
“Sono stati questi due professori che ci hanno insegnato a trattare il melanoma dall’inizio alla fine”, conferma il direttore Governa. “Grazie all’asportazione del linfonodo sentinella, oggi la mortalità è diminuita perché si rimuovono le cellule metastatiche linfatiche con mesi di anticipo, molto prima che ci sia una evidenza clinica, salvando il paziente. La terapia del melanoma è solo chirurgica e il protocollo internazionale prevede che a diagnosi ottenuta e sulla base dell’esame istologico si intervenga sul massimo spessore totale della lesione. Adesso ci sono anche farmaci chemioterapici biologici, e in Aoui questa patologia viene seguita da gruppi multidisciplinari fra dermatologia, chirurgia plastica, oncologia e medicina nucleare”.