(di Bulldog) La stampa “progre” italiana, il PD di Elly Schlein, la stessa Forza Italia: il fronte dei “soddisfatti” per l’andamento delle elezioni politiche spagnole nel nostro Paese è vasto e variegato. Aver fermato l’onda nera – espressione sempre più cara agli sconfitti di un anno fa ed ai neo-segretari in cerca di autore – , il richiamo ossessivo alla “resistenza” contro un centrodestra che punta a vincere le prossime europee, è un mantra che sentiremo ancora a lungo.
Nel mirino c’è Vox, il partito-gemello di Fratelli d’Italia in Spagna, che ha visto dimezzato il proprio consenso. Ma sta soltanto in questo la mancata vittoria “ampia” prevista per il centrodestra iberico? E davvero, questa battuta a vuoto può fermare l’alleanza fra conservatori e popolari a Bruxelles nella prossima primavera?
Il centrodestra spagnolo perde la quinta elezione consecutiva
In realtà, il centrodestra spagnolo paga una sua colpa collettiva: ancora una volta si è presentato diviso ai suoi elettori, senza un programma comune, senza una proposta univoca sull’autonomismo iberico (e le sue aberrazioni e malversazioni), col Partito popolare impegnato più a demonizzare il suo probabile alleato di governo che ad infierire sulle colpe del sanchismo, già pronto a barattare l’integrità dello Stato pur di garantirsi un altro giro alla Moncloa.
Non è una novità per i conservatori spagnoli e nemmeno per quelli italiani. Come sottolinea ABC, nel 2011 Mariano Rajoy ha raggiunto la maggioranza assoluta per il Partito Popolare ottenendo 10.866.566 voti che si sono tradotti in 186 seggi. Questo 23 luglio la somma di PP e Vox ha raggiunto 11.111.958 voti. Ciò si è tradotto in 169 seggi. È evidente che la divisione della destra in più di un brand elettorale non funziona.
In più la destra – dopo la rottura del bipartitismo perfetto PP-Psoe – non ha ancora metabolizzato il fatto che la sinistra, invece, gioca meglio su più tavoli, lasciando all’estrema sinistra che i tanti movimenti costruiscano di volta in volta cartelli elettorali e solleticando l’ego degli indipendentisti baschi e catalani. Coi primi si è arrivati ad accettare il ritorno nella vita politica di condannati per fatti di sangue dell’ETA (pensate cosa accadrebbe in Italia se si accettassero candidati ex BR o ex NAR); coi secondi, una politica di amnistia strisciante per i promotori del referendum catalano.
Il centrodestra spagnolo non ha saputo nemmeno cogliere le opportunità di rinnovamento offerto da Ciudadanos, movimento che ha tenuto unito il popolo conservatore nel momento di massimo sbandamento e nell’immediatezza della crisi catalana ma che poi si è sciolto per la evanescenza dei propri leader.
Nelle ultime cinque elezioni spagnole il centrodestra si è presentato diviso, senza un programma comune e senza l’accettazione di quella regola minima italiana che banalmente dice che chi ha un voto in più alla chiusura delle urne esprime il “presidente incaricato” per tutti.
Nelle ultime cinque elezioni spagnole, la destra ha sempre aggiunto più di 10 milioni di voti, che non sono mai stati abbastanza. Il partito Popolare evidenzia come la presenza di Vox abbia tolto al PP sette seggi ad Albacete, Burgos, Pontevedra, Girona, La Rioja, Tarragona e Lleida. Di questi sette, 5 sono andati al PSOE e 2 a Junts (il partito indipendentista di Carles Puidgemont oggi latitante a Bruxelles). Abbastanza però perché le maggioranze fossero diverse. Vox sostiene invece come in almeno cinque province la richiesta del PP per il voto utile ha bruciato voti che Vox avrebbe potuto tramutare in seggi senza che il PP li perdesse. Sono Albacete, Siviglia, Tarragona, Burgos e le Isole Baleari.
L’ennesima sconfitta aiuterà il centrodestra spagnolo a ritrovarsi? Pare di no. Gli 8 milioni di voti ottenuti da Feijóo sono il risultato più alto del PP nelle ultime cinque elezioni. Ma spiegano i Popolari iberici: “Con un secondo partito su 3 milioni di voti la somma è impossibile. I voti ci sono, ma dobbiamo ottimizzare. Non dobbiamo più pensare all’alleanza. Ma nel modo in cui siamo in grado di recuperare due milioni di voti che sono in Vox”.
Il centrosinistra spagnolo vince perchè scommette sugli autonomisti
E questa è la lezione vera che da Madrid arriva a Roma ed ai conservatori europei: divisi si perde. E su questo Tajani, più che Meloni, dovrebbe riflettere. Perché nel blocco conservatore c’è pure la Lega che si vuole tenere ai margini per poter optare alla più democristiana politica dei due forni a Bruxelles.
Infine, un’ultima osservazione: la sinistra italiana plaude ad un presidente socialista che concede agli autonomisti molto di più di quanto i “progre” italiani siano disposti a concedere con l’autonomia differenziata. La sinistra batte la destra a Madrid perché punta sulle autonomie. La sinistra perde a Roma perché chiude alle autonomie.
Elly Schlein, fra le tante dichiarazioni fuori registro rilasciate in questi pochi mesi, dovrebbe forse riflettere su quale modello è vincente e quale no.