(Di Paolo Danieli) Pur di bloccare l’Autonomia Differenziata se le sono inventate tutte. Perfino che sarebbe un attentato all’unità nazionale. Dimenticando che esistono già cinque regioni (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia) che l’Autonomia ce l’hanno già.

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E per di più Speciale, cioè molto più ampia di quella Differenziata. Ma ciò non ha minimamente scalfito l’unità d’Italia. E lo sanno. Tuttavia insistono. E’ un argomento facile, che fa presa, specie sulle persone semplici. Lo stesso argomento che i partiti centralisti avevano utilizzato nel dibattito che precedette la legge del 1970 che applicava la loro istituzione voluta dalla Costituzione.

‘L’Italia – dicevano- che è stata unita al prezzo di tante guerre e tanti morti, con le regioni tornerà a dividersi in tanti staterelli’. Balle. In cinquant’anni l’Italia è rimasta unita, a dimostrazione che si trattava di ululati alla luna.

Se è la Costituzione che garantisce il diritto all’Autonomia (https://www.senato.it/istituzione/la-costituzione/parte-ii/titolo-v/articolo-116), come si può spacciare l’idea che questa metta in pericolo lo Stato, cioè l’oggetto stesso della Carta? E’ una proposizione che va contro il principio aristotelico di non contraddizione. 

Ma a rendere illogica la posizione di coloro che si oppongono all’Autonomia c’è di più. 

Come si può impedire a tre regioni di essere autonome ed allo stesso tempo accettare che altre cinque lo siano? Significa usare due pesi e due misure. Il che non è mai stato un buon metodo per giudicare né esempio di saggezza.

E forse i detrattori dell’Autonomia non hanno considerato che se venisse negata, per un senso di giustizia e per coerenza sarà inevitabile doverla togliere anche alle cinque regioni che già ce l’hanno. Cosa che ai prevedibili contraccolpi politici in quelle regioni che aspiravano ad averla s’aggiungerebbero quelli delle regioni che se vedrebbero togliere.