La Repubblica Italiana continua a drenare risorse per il suo funzionamento e al giugno scorso è la seconda economia dell’Unione (la terza in Europa) per incasso di imposte. La crescita delle entrate tributarie è stata a doppia cifra per quasi tutti i Paesi dell’Unione. Il miglior risultato spetta alla Germania che ha incassato ben 407 miliardi€ dai propri contribuenti con una crescita di 60,7 (più 17,5% sul giugno 2021). L’Italia nello stesso periodo ha incassato ben 242 miliardi, ben 39 miliardi in più, pari all’ 11,6% sullo stesso periodo di un anno fa. Meglio di noi ha incassato il Lord dello Scacchiere: Londra mette in cascina per 340 miliardi €, con un surplus di 41,1, più 13,7%.
Chi va peggio di noi è però la Francia che a giugno registra incassi per appena 159 miliardi rastrellando le tasche dei “cugini”. Del maltolto, Macron si tiene in cassa 27,8 miliardi €. Una crescita del 21,4% rispetto ad un anno fa, il dato migliore delle economie trainanti.
La Spagna, quarta ruota motrice dell’Unione Europea, incassa a giugno 107 miliardi, 16,5 in più sul giugno 2021 (il 19,1%) grazie anche alla spinta del suo comparto industriale (più 5,1% a fine maggio, il miglior dato europeo)
Questo il dettaglio italiano: le entrate tributarie e contributive nel periodo gennaio-giugno 2022 evidenziano nel complesso una crescita di 39.109 milioni di euro (+11,6%) rispetto all’analogo periodo del 2021. Il dato tiene conto della variazione positiva delle entrate tributarie del 14,5% (+32.274 milioni di euro) e della crescita, in termini di cassa, delle entrate contributive del 6,0% (+6.835 milioni di euro).
Fra le imposte dirette aumentano sia le entrate derivanti dall’imposta sulle persone fisiche (+4,2%) sia quelle derivanti dell’imposta sulle società (+74,7%). Tra le imposte indirette cresce il gettito dell’IVA (+19,5%), dell’imposta di bollo (+19,1%), dell’imposta di registro (+5,9%) e dell’accisa sull’energia elettrica (+18,8%). E’ in calo il gettito dell’accisa sugli oli minerali (-5,7%).
Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, si registra una crescita del gettito delle imposte contabilizzate al bilancio dello Stato (+28.951 milioni di euro, +13,5%); le variazioni risultano positive anche per gli incassi da attività di accertamento e controllo (+2.518 milioni di euro, +70,8%) e per il gettito relativo alle entrate degli enti territoriali (+3.208 milioni di euro, +13,4%). Anche le entrate contributive evidenziano un aumento da ricondursi principalmente alla crescita delle entrate contributive del settore privato per effetto dell’andamento positivo del quadro congiunturale e del mercato del lavoro registrato nei primi mesi del 2022.
Con questi risultati chissà come sarà migliorato il debito pubblico? Eh no, qui le cose continuano a non andare bene: alla chiusura del primo quarto dell’anno (il 30 marzo scorso) la Repubblica Italiana aveva già debiti pari al 52% del PIL (a dicembre 2021 il dato era a 150,8). Va sottolineato che in tutte le quattro economie di traino dell’Unione si registra un incremento importante delle spese a debito. Con qualche distinguo importante. Intanto, soltanto la Francia fa peggio di noi in tre mesi, portando il suo debito pubblico al 56,1% del PIL. Parigi però su base annua ha soltanto il rapporto debito/pil al 112%, 38 punti meno di noi.
Germania e Spagna registrano debiti pari al 44% del Pil al marzo scorso, ma se la Spagna viaggia al 112% su base annua, Berlino non va più in là del 69,3%. Roma farà bene a chiedere a Berlino politiche ancora più espansive per favorire la spesa privata dei suoi cittadini e gli investimenti delle sue imprese, così da mantenere il trend positivo della nostra produzione industriale ( più 3,4% a maggio, il secondo miglior dato europeo dopo quello spagnolo).