C’era da aspettarselo. Prima o poi sarebbe capitato. D’altra parte se mancano i medici, se centinaia di migliaia di italiani rimangono scoperti dell’assistenza del medico di base era logico che qualcuno andasse a prenderseli dove ci sono. Cioè dall’alta parte dell’Oceano: a Cuba. Ci ha pensato la Regione Calabria, quella messa peggio con la sanità, che ha fatto un accordo con il governo cubano per assumere a tempo indeterminato 497 medici. Per la precisione l’accordo è stato stipulato con un’agenzia, la Comerciolizadora de Servicios Medicos Cubanos, che è un’emanazione del governo di L’Avana.
Probabilmente l’dea al presidente della Regione Roberto Occhiuto è venuta pensando che in occasione della pandemia da Cuba erano arrivati in Italia per dare aiuto alla nostra sanità durante l’emergenza Covid 50 medici.
Già il mese prossimo ne dovrebbe arrivare un trentina già in grado di parlare italiano. Agli altri verrà insegnata la lingua, ma non dovrebbe essere un grosso problema vista l’affinità fra mia nostra lingua e lo spagnolo.
Ogni medico costerà alla Regione 4.700 euro, pile spese di viaggio, alloggio e della formazione.
La decisione, ha spiegato il governatore, non è stata presa solo per la mancanza di medici che è generalizzata in tutti’Italia, ma anche perché essa in Calabria è aggravata dal blocco del turnover determinato dalla necessità di rientrare dai debiti accumulati negli ultimi decenni. Sono 2.407 i medici che mancano in Calabria e anche alcuni di quelli che ci sono preferiscono andare a lavorare altrove. E in questo emigrazione gioca un ruolo primario disastrosa situazione della sanità che è commissariata da più di 10 anni.

Il locale Ordine dei Medici lamenta di non essere stato né interpellato né coinvolto nell’ ‘operazione Cuba’ e l’Ordine dei Medici nazionale ( Fnomceo) ha manifestato preoccupazione per la verifica della qualità e dei titoli dei cubani che arriveranno in Calabria ed ha indicato la ricetta del richiamo dei pensionati. Il sindacato ospedaliero l’Anaao ritiene un’illusione, in quanto servono provvedimenti strutturali e non soluzioni creative. Nessuno però punta il dito sulla vera origine dell’emergenza provocata dalla mancanza di medici: il numero chiuso a Medicina che va abolito immediatamente.