Tanto per confermare il detto che piove sempre sul bagnato alle note difficoltà dovute all’aumento dei costi dell’energia che si abbatte trasversale su tutte le aree della produzione adesso se ne aggiunge un’altra che tocca il mercato dell’automobile. Un settore che impatta sui concessionari e gli operatori, ma che inevitabilmente tocca tutti gli italiani che devono cambiare la macchina o che, per un motivo o per l’altro hanno deciso di comprarne una nuova. Un giro che movimenta il corrispettivo di un milione e mezzo di vetture l’anno per 2 miliardi di euro (dati 2021).
Il mercato dell’auto è fermo. Se oggi vai a comprare una macchina, l’attesa va da un anno in su. Poco importa se vai dal concessionario coi soldi in bocca. Non te la possono dare perché non ce l’hanno. E sai perché non ce l’hanno? Perchè le auto non le possono costruire. Fondamentalmente per due motivi.
Il primo è che mancano i microchip. Il 95% di quelli più avanzati, cioè quelli che servono, vengono fatti a Taiwan. Quando tutto era fermo per il Covid, c’è stato un accaparramento da parte di alcune industrie. Il risultato è che adesso ce ne sono pochi. A questo s’aggiunge che la maggior parte dei metalli nobili – come il palladio- necessari a costruirli vengono estratti in Ucraina e in Russia. Questo ne ha rallentato ancora di più la produzione oltre che aumentato il prezzo per la nota legge della domanda e dell’offerta. La Commissione europea con il Chips Act ha preso dei provvedimenti economici (10 miliardi di euro) per sostenerne la produzione in Europa per essere autonomi dall’Asia. L’obiettivo è di raddoppiare la produzione entro il 2030. Ma mancano ancora 8 anni.
Consideriamo che oggi i semiconduttori sono quello che poteva essere l’acciaio nel secolo scorso. Senza non si fa praticamente niente. Per esempio, non servono solo per le automobili, ma anche per le catene robotizzate che le producono. Quindi se non ci sono sta tutto fermo.
Il secondo è che le strutture che avvolgono i fili elettrici della auto vengono prodotti al 90% in Ucraina. Una cosa da poco, si potrebbe dire. Ma sufficiente per bloccare la produzione.
Morale: escluso il segmento del lusso, che però interessa pochi, tutto il resto del mercato automobilistico è fermo. E come se non bastasse ad aggravare la situazione c’è anche l’aumento del contenzioso legale, dovuto alle cause intentate da coloro che avendo prenotato la macchina e avendo versato l’acconto non accettano più di aspettare e voglio indietro i soldi.