Fratelli d’Italia non ha trovato concorrenti credibili nell’urna elettorale: per fasce d’età, per genere, per professione il partito di Giorgia Meloni si è rivelato dappertutto il primo partito. Soltanto in un caso, il voto degli operai, viene affiancato dal Movimento 5 Stelle anche se il 45% dei blue-collar ha preferito non esprimere il voto. La rilevazione è di SWG e analizza i flussi elettorali di un campione rappresentativo di elettori in tutta Italia.

E allora, da chi ha preso voti Giorgia Meloni per passare in quattro anni dal 4,3 al 26,1%? Il 50% dei nuovi voti proviene comprensibilmente dal centrodestra, uno su tre votava Lega, ma FDI è stato capace di riportare a votare una fetta non irrilevante di astensionisti. Fatto 100 il totale dei voti per Giorgia Meloni, ben 17% sono elettori che nel 2018 avevano disertato le urne e un altro 17% proviene direttamente dai 5 Stelle che nel 2018 avevano intercettato una vasta area di scontenti.

4 elettori della Lega su 10 sono passati dalla Lega a Fratelli d’Italia, 3 su 10 da Forza Italia a Meloni così come un elettore su sei dei 5 Stelle.

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Altro quesito posto da queste elezioni è il ruolo di Azione: da dove nasce il  7,8% di Carlo Calenda.  Azione-Italia Viva ha pescato soprattutto nel campo del centrosinistra di cui è diventata sostanzialmente omogenea. Come evidenzia la grafica, fatto sempre 100 il totale dei voti ricevuti, il 14% arriva dal centrodestra (più Lega che Forza Italia), il 35% votava PD e il 13% il M5S. Alla fine ne esce un nuovo partito con una collocazione chiara a sinistra (ben il 40% dei suoi elettori) e soltanto marginalmente vede elettori di centrodestra spostarsi su un’area più moderata.

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Chi mantiene il proprio elettorato è il PD: quattro anni il 58% era un elettore tradizionale, nel 2022 questa percentuale è salita al 61%. Dei nuovi elettori una parte consistente arriva dai CinqueStelle e da Liberi e Uguali. Enrico Letta ha conquistato un buon pacchetto di astenuti del 2018 ma riesce a con vincere appena 4 elettori su 100 del centrodestra.

I 5Stelle dopo il voto si confermano un movimento meridionale e stabilmente collocato a sinistra, dato confermato dalla fuga di due elettori di centrodestra su tre rispetto alle elezioni boom del 2018. Fuggono anche gli elettori moderati: ben il 36% dei “vecchi” elettori.

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Vediamo come si sono comportati i segmenti sociodemografici: le donne hanno premiato il PD; gli elettori più giovani hanno apprezzato di più Calenda e le proposte dei partiti minori (compresi quelli non entrati in Parlamento) trovando meno interesse nelle proposte di FDI e Forza Italia (partito che invece riscuote il successo più vasto fra i pensionati). Dai 35 ai 54 anni, gli elettori hanno punito Letta e premiato la Meloni, ancora più marcato il successo di Fratelli d’Italia fra i lavoratori autonomi che hanno bocciato PD, 5Stelle (e qui zero sorpresa) e i partiti più piccoli. Poco l’entusiasmo anche per Calenda.

Il ceto medio si è affidato a Giorgia Meloni per non scomparire fra i meno abbienti, mentre chi è già nelle peste ha scommesso tutto su Giuseppe Conte (un elettore su quattro con ben 8 punti percentuali in più rispetto al risultato generale conseguito) e su Giorgia Meloni (uno su tre). Tradotto, sarà molto difficile cancellare il “reddito di cittadinanza” e le modifiche al testo attuale dovranno essere ben calibrate e portare davvero ad un atterraggio nel mondo del lavoro. Il 46% delle persone in difficoltà economica non ha votato e potrebbe essere un primo segnale. Un “avviso ai naviganti” prima di scendere in piazza con le pentole vuote.