Il neo-ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha dichiarato di avere dato mandato agli uffici del Ministero di individuare un meccanismo per premiare gli studenti universitari che si laureano con 110 e lode. Il Ministro, coerentemente con la linea meritocratica inaugurata dal governo Meloni, evidenziata anche con la nuova denominazione del ministero ‘dell’Istruzione e del Merito’, ha spiegato che quest’idea serve a premiare e a stimolare i giovani che s’impegnano di più nello studio. Premiando il merito si fa il bene di tutta la società perché se ne eleva il livello. Parole sante.
Intento valido, iniziativa intelligente e soprattutto apprezzabile la capacità di Sangiuliano di calare subito le idee nella realtà e, con spirito pratico, tradurle in iniziativa concreta.
Ha certamente un valore simbolico, facile da cogliere, l’dea di premiare chi si laurea con 110 e lode. Però questa proposta si scontra con la realtà.
Se il meccanismo per assegnare il voto di laurea è uguale per tutte le università, altrettanto non si può dire del metro con il quale i voti vengono assegnati. Ci sono atenei dove la manica dei docenti è più larga e altri dov’è più stretta. E non è detto che dove hanno la manica più larga, cioè dove i voti sono più alti, gli studenti siano più bravi e quindi più meritevoli. Come non è detto che in quelle università dove la manica è più stretta gli studenti siano meno bravi. E siccome il voto di laurea è la risultante di una media ponderata, dove incidono i voti presi durante il corso di studi, è possibile che in una certa università un laureato con 110 e lode ne sappia meno di uno laureato da un’altra parte con votazione inferiore.
E’ quello che avviene anche nei licei. E’ noto che al sud, dov’è più sentita l’esigenza di avere una buona votazione alla maturità per poi accedere i concorsi pubblici, notoriamente frequentati da una larga maggioranza di aspiranti meridionali, gli insegnanti siano di manica larga e distribuiscano punteggi alti per favorire gli studenti quando s’accingono a entrare nel mondo del lavoro. Basta guardare le statistiche secondo le quali gli studenti del sud hanno mediamente voti più alti di quelli del nord. Perché sono più bravi? Più intelligenti? Più preparati? No, perché poi questi dati contrastano con le prove Invalsi. Ma semplicemente perché c’è un metro diverso nell’assegnare i voti.
La proposta di Gennaro Sangiuliano è bella, ma rischia di premiare, non il merito, ma dove uno ha frequentato l’Università.