( di Francesco Bovolin) I livelli essenziali di assistenza rappresentano le prestazioni e i servizi che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, attraverso la gratuità oppure dietro il pagamento di una quota di partecipazione alle risorse pubbliche raccolte con la fiscalità generale (il ticket).

È assai complesso elencare quali siano le prestazioni comprese nei LEA e quali siano le fasce di popolazione che possono averne diritto, ma cercherò di farlo in maniera comprensibile.

Prima categoria sono i giovani in età compresa 0-14 anni: hanno diritto al monitoraggio della carie (monitoraggio! non terapia !!!) e delle malocclusioni gravi che necessitino di ortodonzia e in questo caso il SSN è tenuto anche a provvedere al trattamento ortodontico necessario. Oltre a tutto ciò in età evolutiva rientrano nei LEA anche estrazioni, interventi di chirurgia parodontale, incappucciamento diretto della polpa (ma solo in caso di evento traumatico) e detartrasi. Mi rendo conto che sto usando terminologia professionale, ma purtroppo mi è impossibile usare un diverso linguaggio semplicemente divulgativo.

Ancora più difficile addentrarsi nei LEA stabiliti per la seconda fascia sociale prevista, cioè quella dei soggetti “in condizioni di particolare vulnerabilità”. Si è infatti fatto un distinguo tra soggetti in “vulnerabilità sanitaria”, elencando le patologie che portano ad esercitare tale diritto, e la “vulnerabilità sociale”, quindi i casi di indigenza, povertà ed esclusione sociale.

Oltre tutto ciò occorre aggiungere che tutta la popolazione ha comunque diritto a ottenere dal SSN una visita odontoiatrica e il trattamento immediato delle “urgenze stomatologiche” per infezioni acute, traumi, emorragie, dolore acuto. Meglio ribadire che deve trattarsi di reali urgenze, non prestazioni comunque differibili.

Facciamo ora un rapido esame della realtà presente in Italia.

Nel 2021, purtroppo, solo 2.000 circa erano gli odontoiatri in servizio nella cosiddetta “specialistica ambulatoriale”, cioè i servizi messi in campo dalle ULSS, e altri 200 presenti dei reparti o ambulatori ospedalieri. Teniamo presente che in Italia, dati ANDI, vi sono 44.611 dentisti che lavorano nel privato (secondi solo alla Germania che ne ha oltre 86.000, ma bisognerebbe per correttezza calcolare il numero dentisti/popolazione per aver un dato oggettivo di studio), risultando quindi evidente un’incolmabile sproporzione. I perché non sono mai stati esaminati, ma teniamo presente che da sempre il dentista da noi è la categoria medica col più alto numero di libero professionisti.

Regione Lombardia sta cercando di colmare questo divario assistenziale, seppur con risultati ad oggi non significativi.

La soluzione, secondo molti, pare essere nella creazione di polizze sanitarie realizzate insieme a gruppi bancari che con una sorta di meccanismo bonus/malus possa indirizzare i clienti pazienti verso atteggiamenti premianti la prevenzione anziché le cure.

Già molte società di assicurazioni, è giusto dirlo, hanno incluso le spese odontoiatriche tra i target da loro tutelati, ma poche, davvero poche, si fanno carico delle cure più costose, limitandosi la maggior parte a tutelare solo prestazioni basiche di basso costo e, con mille artifizi, cercando anche di non aprire i cordoni della borsa

E’ comunque evidente che di acqua sotto i ponti debba scorrerne ancora parecchia prima che si possa scorgere la famosa luce in fondo al tunnel.

Sino ad allora la difficoltà di affrontare le spese del dentista resterà tra le maggiori preoccupazioni di una grande fetta di italiani. Anche l’epidemia di Covid ha contribuito a peggiorare questa situazione per le critiche situazioni economiche di una gran parte di popolazione. Le spese da affrontare sono molte, i rincari e l’inflazione galoppano. Le medesime statistiche di cui sopra hanno evidenziato che gli onorari degli studi dentistici sono invece praticamente stazionari da anni. La salute va tutelata, le griglie imposte dalle difficoltà stanno funzionando da filtro per portare a galla le vere necessità, a discapito di molte uscite che necessarie non sono ma che tali erano state fatte sembrare.