(Di Gianni Schicchi) Quarto appuntamento per la stagione artistica de I Virtuosi Italiani al Teatro Ristori, con la partecipazione del giovane talento Filippo Gorini, un pianista che continua a sorprendere per la straordinaria capacità e ricchezza di colori della sua paletta timbrica. Lo ha riconfermato nell’eseguire il Concerto n° 9 Jeunehomme di Mozart e in uno dei Capricci dall’op. 116 di Brahms concesso come bis. Il brano mozartiano fu composto ed eseguito per la prima volta a Salisburgo nel gennaio 1777, alla vigilia di un importante viaggio a Parigi ed è dedicato ad una giovane pianista francese, appunto mademoiselle Jeunehomme. È nella tonalità di mi bemolle maggiore, alla quale Mozart ricorse più volte per tre dei quattro Concerti per corno, per la Serenata Grande Partita per strumenti a fiato, per la stupenda Sinfonia K 543, ma soprattutto adottandola nell’impianto de Le nozze di Figaro e delle composizioni inneggianti alla fratellanza.
Per questo nella loro strumentazione Mozart inserisce spesso alcuni strumenti in grado di dare solennità al suono: i tromboni, i clarinetti, i corni di bassetto. Sicuramente negli anni giovanili il pianoforte costituì per Mozart uno straordinario strumento di affermazione artistica e sociale rappresentando il banco di prova per le principali innovazioni linguistiche, anticipando importanti cambiamenti formali e di orchestrazione che diventeranno più espliciti nelle Sinfone. Il Jeunehomme è un brano che ha impegnato a fondo Filippo Gorini, giovane pianista brianzolo, di 26 anni, che solo pochi giorni era in scena anche alla Fenice di Venezia, un artista capace di trovare la profondità musicale nell’eleganza del suono mozartiano. Il Concerto per piano ed orchestra K 271 è un grande pezzo che per lui non fa differenza, dopo aver fatto alcune recenti incisioni, importantissime per la carriera. Non capita infatti tutti i giorni che un pianista così giovane sforni due dischi con l’Arte della Fuga di Bach, dopo aver già proposto un cd con le Variazioni op. 120 e la Sonata op. 106 di Beethoven. Filippo Gorini ama evidentemente le imprese titaniche e in questo caso ha pure promosso un’iniziativa mediatica sorprendente, con quattordici podcast nei quali incontra menti pensanti di altissima qualità, operanti in diversi campi del sapere. Nella sua esibizione al Ristori lo sentiamo in un periodo dove la carriera è ancora in bilico tra la spontaneità assoluta di un gioco strumentale di livello eccezionale ed una maturazione ancora in corso. Ma le occasioni e la volontà non gli fanno difetto.
A I Virtuosi Italiani (tutta l’orchestra ha suonato lodevolmente in piedi) è toccato poi il compito di completare il programma della serata, con la giovanile Sinfonia K 81 di Mozart (peccato abbia sostituito la più impegnativa K 201 annunciata in precedenza) e la n° 49 La Passione di Haydn. Due pagine eseguite con molta cura nei dettagli, in cui gli stacchi della formazione hanno avuto la capacità di far respirare la musica con assoluta naturalezza, senza mai forzarne i tratti espressivi, favorendo così la fluidità discorsiva del fraseggio e il perfetto equilibrio del dialogo fra archi e fiati. Concerto e protagonisti accolti con il generale consenso del pubblico e fatti segno a numerosi e calorosi applausi.