«Quello che è successo a Roma, con tre donne che si prostituivano uccise in un giorno da un cliente, potrebbe capitare anche a Verona, se non si decide di togliere il velo dell’omertà su questa moderna forma di schiavitù».
A dichiararlo è Ugo Ceron, responsabile per la zona Veneto Ovest della Comunità Papa Giovanni XXIII, nel presentare l’iniziativa organizzata a Verona in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre).
Un momento pubblico di riflessione e preghiera per le donne costrette a vendere il proprio corpo dal titolo: In ricordo di Venetita e Lioara. L’appuntamento è domenica 27 novembre, ore 21 a Verona, Strada Bresciana, 79, Loc. Bassone presso l’area del distributore. Luogo in cui, nel novembre del 2014, Venetita Niacsu venne trovata morta dopo essere stata massacrata di botte e abbandonata a terra da un cliente mai identificato. Due anni dopo, il 28 agosto del 2016, venne uccisa con tre coltellate, a Boscomantico, la ventottenne romena Lioara Petronela Ujica.
All’evento sarà presente anche il nuovo vescovo di Verona, Domenico Pompili e l’assessora alle politiche sociali, Luisa Ceni per il Comune di Verona. «Questo momento di riflessione e preghiera – dicono gli organizzatori – serve non solo a richiamare l’opinione su queste morti “invisibili” ma anche a sensibilizzare le coscienze di chi, come i clienti, continua a finanziare questo mercato di esseri umani».
Donne violentate, a volte anche minorenni, soggiogate dal racket della prostituzione e costrette a subire ogni sorta di sopraffazione nell’indifferenza generale della società come Venetita e Liora, come le tre donne uccise a Roma nei giorni scorsi. Bollate come “prostitute” o “escort”, perciò, anche se morte per mano di un uomo, il loro delitto difficilmente viene annoverato tra i femminicidi, come se queste donne non fossero da considerare tali.
Per questo la Comunità Papa Giovanni tiene viva la loro memoria, per non dimenticare queste donne senza storia, di cui non si conoscono i sogni e le speranze, se non ciò che appare quando le vediamo sulle strade delle nostre città. I volontari dell’Unità di strada di Verona settimanalmente incontrano le donne vittime della tratta per offrire loro l’opportunità di riscattarsi, ed è in queste uscite che avevano avuto modo di conoscere anche Venetita.
«Usciamo in strada a Verona il venerdì sera da 30 anni – dice Marco Lucchi, referente dell’Unità di strada di Verona –. Attualmente incontriamo una quindicina di ragazze, per la maggioranza di nazionalità nigeriana, rumena e persone transessuali dal Perù».
Anche a Verona, come ormai in tutte le città d’Italia, il fenomeno della prostituzione, in seguito al Covid, sta cambiando.
«Prima del Covid erano una trentina le donne sulla strada. Ogni persona che troviamo è sicuramente vittima della tratta della prostituzione e la loro età varia dai 16 ai 25 anni. La diminuzione della presenza sulla strada non deve trarre in inganno: nel frattempo è notevolmente aumentata la prostituzione al chiuso (appartamenti, centri massaggi, night club, ecc.) – continua Lucchi –. Un fenomeno sommerso di cui non conosciamo i numeri, ma basta guardare gli annunci on line per capire che si tratta di un problema di grandi dimensioni. Spostando l’attività al chiuso, la criminalità organizzata può agire indisturbata, senza essere vista, per cui le vittime sono ancora più nelle loro mani, sfruttate per soddisfare le preferenze dei clienti».
Vengono in mente le parole di Don Oreste Benzi: «Nessuna donna nasce prostituita ma c’è sempre qualcuno e qualcosa che la fa diventare tale». L’iniziativa si inserisce nella Campagna Questo è il mio Corpo, per la liberazione delle donne vittime di tratta e di sfruttamento, che ha finora raccolto oltre 32 mila firme e adesioni di personalità del mondo civile ed ecclesiale. L’associazione promuove, insieme ad un cartello di associazioni, il Progetto Miriam per la sensibilizzazione contro la violenza di genere sulle donne migranti, che si concluderà il 30 novembre a Bologna.
La Comunità Papa Giovanni XXIII oggi è diffusa in 42 Paesi del mondo e ha messo radici in Veneto alla fine degli anni ’70. La zona Veneto Ovest della Comunità Papa Giovanni XXIII comprende sul territorio di Vicenza e Verona circa 30 Case Famiglia e una rete di famiglie affidatarie; 1 comunità terapeutica; 3 Cooperative Sociali; 1 casa per i senza fissa dimora; 2 negozi di prodotti biologici, artigianali e abiti usati; 1 Unità di Strada Anti-tratta; una Casa editrice; varie attività di animazione del tempo libero e vacanze con giovani in condizioni di handicap e di disagio.